Zago Angelo - La Guerra all'orizzonte

QUINTO DI TREVISO
I C A D U T I
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Zago Angelo
21 anni.
Nato a Quinto di Treviso il 22 marzo 1894.
Figlio di Giuseppe e Marangon Domenica.
Contadino.
Allo scoppio del conflitto era già in forza all' 8° Reggimento Bersaglieri dal 15 novembre 1914.


Inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 22 maggio 1915.
Morto sul Monte Paterno, sulla linea Lavaredo - Oberbacher del fronte dolomitico, travolto da una valanga di neve, il 25 febbraio 1916.
Sepolto sul campo.
Traslato nel Sacrario Militare di Pocol, tomba 4773.
Cronologia delle operazioni al fronte del reparto nel periodo durante il quale prestò servizio Zago Angelo:

8° Reggimento Bersaglieri
  • Fronte dolomitico - Col Rosa (8 - 25 giugno 1915)
  • Fronte dolomitico - Casera Pian Minoldo - Monte Cavallino (18 - 19 luglio 1915)
  • Fronte dolomitico - Cima Tre Croci (15 - 20 agosto 1915)
  • Fronte dolomitico - Linea Lavaredo  - Oberbacher (1 settembre 1915 - 25 febbraio 1916) → VAI AL MOMENTO STORICO



Dal Diario di Guerra del 1916 dell' 8° Reggimento Bersaglieri (Battaglioni III° - V° - XII°)

"Il Reggimento trascorre l'inverno rigidissimo sulle posizioni di prima linea del settore Lavaredo - Oberbacher.
Di frequente ardite pattuglie si portano presso le opere dell'avversario per disturbarne i lavori di rafforzamento.
Numerose valanghe distruggono difese e baraccamenti, obbligando a continui lavori di riattamento e mietendo numerose vite umane."



La Linea "Lavaredo - Oberbacher"
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“25 Febbraio. Notte di vento e neve, ieri sera la nona Compagnia dell’8° bersaglieri diede il cambio agli avamposti del Toblinger e Sexten Stein alla 11ª Compagnia Bersaglieri. Parte dell’ultimo plotone della compagnia montante fu travolta da una valanga staccatasi dal Paterno. Un plotone di skiatori di alpini e bersaglieri partì alle 11 di notte per il salvataggio, ma non arrivò neanche sul punto che fu travolto da un’altra valanga. La 67ª Compagnia alpina, di servizio alla forcella Lavaredo lavorò tutta la notte e fino alla mattina avanzata, aiutata da tutti gli skiatori e favorita dalla nebbia. Furono salvati un tenente, un sergente e vari soldati dei bersaglieri, furono estratti anche 4 morti, che furono trasportati con le barelle nella baracca uso cappella. Dalla parte del Toblinger della Compagnia colà di servizio furono estratti altri 6, due morti e 4 vivi. Mancano ancora 25 fra soldati e graduati, i quali devono essere morti perché non si sente più chiamare aiuto”
Dal libro: “Il Cappellano del Cadore. Diario di guerra di Don Emilio Campi”


Il fez è uno dei copricapi dei Bersaglieri. Nel 1855 durante la guerra di Crimea, il Generale La Marmora, vedendoli indossati dagli alleati turchi volle adottarli anche per i propri bersaglieri. Tolta l'intelaiatura interna, quelli turchi erano rigidi, nacque il vero e proprio fez dei Bersaglieri, a cui in un secondo tempo venne applicato all’estremità superiore del gambo un cordoncino terminante a fiocco. Dopo il cappello piumato, il fez cremisi è divenuto un altro emblema di orgoglio e distinzione del Bersagliere. Il cordoncino che collega il fez al fiocco azzurro, chiamato "ricciolina", è lungo circa 30 centimetri.

PRESENTE SUL MONUMENTO AI CADUTI
E A PAGINA 785 DELL'ALBO D'ORO DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE - VOLUME XXVI - VENETO
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