Grosso Antonio - La Guerra all'orizzonte

QUINTO DI TREVISO
I C A D U T I
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Grosso Antonio

Nato a Quinto di Treviso.
Figlio di Isidoro e Pizziolo Maria.

Per Grosso Antonio non abbiamo finora trovato informazioni nei consueti archivi dell'Albo d'Oro, dei Fogli e dei Ruoli Matricolari. Gli unici dati sono stati rinvenuti nell'archivio anagrafico del Comune di Quinto, oltre al suo nome presente sul Monumento ai Caduti.
Lunghe e tenaci ricerche ci hanno, tuttavia, permesso di individuare un soldato di nome Grosso Antonio, caduto in combattimento il 22 novembre 1917 e sepolto a Pederobba (tomba P.719) fino alla sua riesumazione e inumazione, nel Sacrario di Nervesa della Battaglia, nella tomba 2962.
Nell'elenco del Sacrario sono registrati: nome e cognome, reparto di appartenenza, data, luogo e causa della morte. Non ci sono informazioni circa il luogo e la data di nascita nonché la paternità del soldato.
Abbiamo confrontato i dati degli omonimi presenti in Albo d'Oro senza tralasciare i cognomi simili per grafia o per assonanza ma non abbiamo trovato nessuna coincidenza con il soldato Grosso Antonio morto a Pederobba.
È quindi possibile che egli sia il nostro concittadino caduto durante la Prima Guerra Mondiale.

Grosso Antonio.
In forza al 1° Reggimento Fanteria (Brigata Re).

Morto il 22 novembre 1917 per le ferite riportate in combattimento sul Monte Tomba durante la Battaglia d'Arresto. → VAI AL MOMENTO STORICO
Prima sepoltura a Pederobba (P. 719).
Traslato nel Sacrario di Nervesa della Battaglia, tomba 2962.


Dal Diario di Guerra del 1917 della Brigata Re (1° e 2° Reggimento)

"Il 21 novembre [la Brigata] si schiera con quattro battaglioni a presidio della seconda linea di resistenza, lungo il costone che dalle pendici orientali di M. Tomba (q. 868) scende normalmente al Monfenera fino a Pecolo Curto (mezzo chilometro circa a sud della cresta del Monfenera).
In questo settore la Brigata dà prova del suo alto senso di sacrificio e di abnegazione, e riesce ancora ad opporsi al nemico ed arginarne l’avanzata. Nelle prime ore del 22, infatti, la prima linea italiana, situata all’incirca lungo la cresta del Monfenera, è sottoposta a violento bombardamento e quindi attaccata da truppe d’assalto e da battaglioni cacciatori della divisione tedesca “Jàger”. L’avversario soverchiata la difesa, occupa la posizione di C. Naranzine e dilaga verso il Tomba e più ad ovest. I nostri si difendono contrattaccando animosamente e riprendono, come attesta il diario della XIVa Armata tedesca, il M. Tomba; ma la sua cresta, dopo alterna vicenda, resta in potere dell’avversario, mentre la nostra resistenza continua salda più ad occidente, a q. 877.
In conseguenza di questi avvenimenti la brigata Re viene ad avere l’avversario a tergo e sul fianco, in posizione dominante; ma in tale critica e difficile situazione essa continua a mantenere la seconda linea, sulla quale raccoglie anche gli altri reparti, che si ritirano dal Monfenera ed invia nello stesso tempo al contrattacco il III° battaglione del 1° reggimento; il quale contenendo l’avversario, che ha già guernito la cresta del Tomba e del Monfenera, riesce a portarsi sin presso la cresta stessa. Il mattino seguente il I° battaglione del 1° reggimento tenta anch’esso di ricacciare il nemico da q. 868. Data la difficoltà di ritogliere le posizioni all’avversario, ricco di mezzi e in in forze preponderanti, la Brigata riceve l’ordine dal Comando della 17a Divisione di desistere da ogni altro tentativo e di trincerarsi a 200 metri circa dalla cresta."

PRESENTE SUL MONUMENTO AI CADUTI
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