LA PRIGIONIA
Durante la Prima guerra mondiale una questione importante, in realtà tra le principali, riguardò il trattamento dei prigionieri di guerra. In base all'accordo stipulato e sottoscritto da più di quaranta Stati, i diritti dei prigionieri di guerra dovevano essere garantiti da quanto espresso dalla Seconda Convenzione dell'Aja del 1907 ed entrata in vigore nel 1914.
Gli articoli che regolavano la gestione dei prigionieri avrebbero dovuto garantire, soprattutto, il trattamento equo ed umano. In teoria.
Nella pratica le cose andarono diversamente. L'Articolo 7 della Convenzione, per esempio, recitava:
"Il Governo, in potere del quale si trovano i prigionieri di guerra, è incaricato del loro mantenimento. In mancanza d’intesa speciale tra i belligeranti, i prigionieri di guerra saranno trattati per il nutrimento, l’alloggio e il vestiario, come le truppe dei Governo che li avrà catturati".
SOLDATI ITALIANI PRIGIONIERI DOPO CAPORETTO
SOLDATI ITALIANI RECLUSI NEL CAMPO DI PRIGIONIA DI BRAZZANO
(Archivio Corbis)
Ma, inevitabilmente, le contingenze e la realtà di quanto accadde durante il conflitto non poterono garantire questo diritto. Lentamente, ma inesorabilmente, il numero dei prigionieri aumentava e, contemporaneamente, le risorse diminuivano. I comandi militari di Austria e Germania, ad un certo punto del conflitto, informarono le nazioni belligeranti che non sarebbero stati più in grado di assicurare ai prigionieri il trattamento previsto dalla Convenzione. In effetti, anche le stesse popolazioni dei due imperi stavano affrontando carestia e miseria.
A questo deficit risposero le nazioni d'origine dei rispettivi prigionieri attraverso il costante e massiccio invio di aiuti mirati e gestiti dai canali della Croce Rossa Internazionale.
Questo non successe per gli italiani. Soprattutto dopo la ritirata di Caporetto, durante la quale furono catturati più di trecento mila uomini, il Comando Militare Italiano tacciò i soldati catturati di codardia e vigliaccheria. Negarono alle stesse famiglie la possibilità di inviare aiuti al proprio familiare prigioniero ostacolando il lavoro della Croce Rossa. Questo, secondo il Comando militare, avrebbe disincentivato diserzioni e defezioni da parte dei soldati al fronte. In alcuni casi fu perfino tolta l'indennità di guerra ai familiari dei prigionieri.
Quasi sempre quell'indennità costituiva l'unica entrata della famiglia.
I nostri soldati catturati durante il periodo bellico furono circa seicento mila e, come già detto, metà di loro caddero in mano nemica durante la ritirata di Caporetto.
In realtà non tutti i prigionieri furono tali per effetto di azioni militari. Molti si "lasciarono" catturare, fuggendo dalla prima linea provati dalla disperazione della vita al fronte e spinti dalla speranza di trovare, nei campi di prigionia, condizioni migliori rispetto a quelle in trincea.
CAMPO DI PRIGIONIA DI MILOVICE (MILOWITZ - BOEMIA)
CORTILE PER L'APPELLO DEL CAMPO DI PRIGIONIA DI THERESINSTADT
Invece, per molti di loro, la detenzione fu un'esperienza anche peggiore di quella dalla quale erano fuggiti. La mancanza di riscaldamento nelle baracche e di vestiti adeguati a fronteggiare il freddo pungente, le condizioni sanitarie ed igieniche spesso oltre il limite del sopportabile e il rancio assolutamente insufficiente furono le cause che impedirono a circa centomila dei nostri soldati di far ritorno a casa.
Infine, non fossero bastate le indicibili sofferenze dei nostri prigionieri, molti dei sopravvissuti subirono, al loro ritorno, inchieste militari ancora sulla falsa idea che la loro cattura fosse la conseguenza della diserzione.
Tra i più di centomila prigionieri che non fecero ritorno a casa ci furono anche dei soldati del nostro comune. Catturati in località diverse, in periodi diversi e reclusi in diverse località degli Imperi Centrali ma accomunati da un'unica sorte incontrata dopo aver vissuto le devastanti sofferenze fisiche e psicologiche prima in guerra e poi in prigionia.
Militare | Prigioniero il | Sul fronte | Campo di prigionia | Deceduto il | Giorni di prigionia |
Benozzi Arcangelo | data ignota | Trentino (?) | Magyarovar | 22/10/1918 | |
Biasuzzi Giovanni | 24/10/1917 | Isontino | Marchtrenk | 06/03/1918 | 133 |
Brunello Angelo | 25/10/1917 | Isontino | Meljne | 12/03/1918 | 138 |
Cazziola Antonio | 04/09/1917 | Isontino | Brazzano | 30/03/1918 | 207 |
Coloschi Casimiro | 27/10/1917 | Isontino | Brazzano | 22/12/1917 | 56 |
Fantin Luigi | 17/05/1917 | Isontino | Mauthausen | 06/10/1918 | 507 |
Favaro Angelo (di Camillo) | 16/01/1918 | Grappa | Predazzo | 19/10/1918 | 276 |
Franchin Luigi | 29/10/1917 | Isontino | Wittemberg | 21/01/1918 | 84 |
Gasparin Giorgio | 24/10/1917 | Isontino | Gottingen | 14/08/1918 | 294 |
Gatto Ernesto | 25/10/1917 | Isontino | Dintorni di Plzen | 26/02/1918 | 124 |
Lazzaro Sante | 24/10/1917 | Isontino | Samorin | 17/02/1918 | 116 |
Michieletto Enrico | 28/10/1917 | Isontino | Mauthausen | 14/12/1917 | 47 |
Ricci Carlo | 05/11/1917 | Carnico | Theresienstadt | 08/11/1918 | 368 |
Vanin Vincenzo | 29/10/1917 | Dolomitico | Ostffyasszonyfa | 24/08/1918 | 299 |