IL FRONTE DEL PIAVE
Dal novembre del 1917 l'Esercito pose in atto una nuova organizzazione delle difese sul nuovo fronte creatosi dopo gli eventi successivi alla Dodicesima Battaglia dell'Isonzo.
La Quarta Armata si era spostata dal Cadore e dalle Dolomiti Bellunesi al Monte Grappa, sulla linea compresa tra la riva sinistra del fiume Brenta ed il Monte Pallon. Alla sua destra, fino al Montello, vennero dislocati i corpi francesi e britannici. Infine, lungo tutto il corso del basso Piave, venne schierata la Terza Armata del Duca d'Aosta Emanuele Filiberto.
La Quarta Armata si era spostata dal Cadore e dalle Dolomiti Bellunesi al Monte Grappa, sulla linea compresa tra la riva sinistra del fiume Brenta ed il Monte Pallon. Alla sua destra, fino al Montello, vennero dislocati i corpi francesi e britannici. Infine, lungo tutto il corso del basso Piave, venne schierata la Terza Armata del Duca d'Aosta Emanuele Filiberto.
Inoltre, consapevole che l'Esercito non sarebbe stato in grado di sostenere una battaglia offensiva, il Comando Supremo, decise di sperimentare la tenuta di questa nuova linea con azioni belliche di ridotta portata ma di valore strategico. Il 14 gennaio 1918 alcuni reparti della Terza Armata riuscirono ad allargare la testa di ponte presso Capo Sile mentre alla fine del mese si svolse la Battaglia dei Tre Monti sull'Altopiano di Asiago.
La prima parte dell'anno, quindi, passò tra ripetute azioni per occupare posizioni più vantaggiose in vista della probabile nuova offensiva che gli austro ungarici avrebbero effettuato entro la fine dell'estate.
IL FIUME PIAVE
Come previsto, verso la metà di giugno, dopo lunghi preparativi, lo schieramento austro ungarico sferrò un nuovo poderoso attacco al fronte italiano. Una prima azione, chiamata in codice "Operazione Lawine" si svolse nella zona del Passo del Tonale il 12 di giugno. Dopo un nutrito fuoco preparatorio di artiglieria la fanteria austriaca attaccò puntando verso Ponte di Legno. Ma il precedente rafforzamento delle difese italiane, sconosciuto agli austriaci, sbarrò la strada agli assalitori che, poche ore dopo furono costretti a rientrare sulle linee di partenza mentre la loro artiglieria faticò nell'azione di copertura delle truppe in rapida ritirata. L'operazione Lawine si concluse nel giro di poche ore senza alcun risultato per gli austriaci.
Nonostante il fallimento di una delle tre operazioni, il Comando Austriaco decise di proseguire con l'attuazione del piano lanciando le altre due offensive il 15 di giugno. La prima, chiamata "Operazione Radetzky", mirava al superamento delle resistenze sul Grappa e sul fronte degli altipiani per sfociare nella pianura verso Vicenza. La seconda, chiamata "Operazione Albrecht" doveva dare supporto alla precedente attaccando sul fronte del Piave per arrivare a Treviso.
Questa doppia offensiva sarà ricordata dal nostro esercito come "Seconda Battaglia del Piave" rinominata, in seguito, da Gabriele d'Annunzio, come "Battaglia del Solstizio".
Alle tre del mattino le batterie austriache aprirono il fuoco sulle postazioni italiane investendo la linea Monte Tomba, Monfenera, Asolone e Pertica. Solo sull'Asolone ci fu qualche leggero progresso austriaco. Le altre posizioni, rinforzate secondo i precedenti piani di Cadorna, ressero l'urto dell'attacco bloccando gli attaccanti.
PATTUGLIA DI BERSAGLIERI NEI PRESSI DI FOSSALTA
Intanto era scattata anche la terza operazione austriaca. L' "Operazione Albrecht" prevedeva l'attraversamento del Piave in più punti, dalla zona di Pederobba fino alle foci, la conquista e il superamento del Montello e la successiva invasione della piana di Treviso.
Tuttavia, grazie all'opera di nostri esploratori infiltrati in territorio occupato, i piani austriaci erano sufficientemente noti al Comando Supremo Italiano, così la nostra artiglieria aprì un formidabile fuoco di sbarramento anticipando di alcune ore l'attacco nemico che inizio il 15 di giugno.
La difesa italiana rispose con tenacia al durissimo assalto. La battaglia continuò fino al 23 quando le truppe austro ungheresi ripiegarono ripassando il Piave tornando, sostanzialmente, alle linee di partenza.
Gli austriaci conservarono la linea dei tre monti sull’Altipiano d’Asiago, la nostra vecchia prima linea sull'Asolone e una ridotta testa di ponte alle foci del Piave.
Dal 30 giugno al 7 luglio, però, ripresero le operazioni di contrattacco da parte italiana. I Tre Monti tornarono definitivamente in mano alle nostre truppe, la testa di ponte sul Piave si ritirò oltre il fiume e la linea sul Grappa subì un definitivo assestamento che lasciava agli austriaci una posizione sui Salaroli.
Dopo questa grande battaglia il fronte tornò ad una calma relativa in attesa del contrattacco finale ad opera delle nostre truppe.
Durante la fase preparatoria e con il logico scopo di mantenere tutte le posizioni finora difese la lotta si trasformò ancora una volta in una guerra di trincea dove i soldati patirono condizioni di vita estreme che portarono malattie e morte. Così fu anche per il nostro Antonio Franzin che, ricoverato presso l'ospedale militare di Vicenza, morì il 26 di ottobre del 1918 o come per i nostri Angelo De Benetti e Michele Bertelli che, sulle trincee del Grappa e del Piave si ammalarono e, ricoverati nell'Ospedale da Campo di Quinto, morirono tra agosto e settembre di quell'anno.
Giunse infine la decisione di lanciare l'offensiva finale, voluta soprattutto dal Governo Italiano, che, convinto di una imminente resa dell'esercito tedesco sul fronte occidentale, temeva di presentarsi alla successiva resa dei conti ancora sulla difensiva. Per questa ragione il Generale Diaz fu esortato ad anticipare all'autunno l'offensiva finale che doveva, superando il Piave, sfondare il fronte austriaco ricacciando l'invasore oltre l'Isonzo.
La Terza Battaglia del Piave o "Battaglia di Vittorio Veneto" segnò la definitiva riscossa del nostro Esercito e pose la parola fine al sanguinoso conflitto.
Sconfitti ed umiliati gli austro ungarici firmarono l'armistizio a Villa Giusti mentre il loro impero andava sgretolandosi sotto le spinte separatiste delle varie etnie che, approfittando di questa sconfitta e del generale malcontento delle popolazioni avevano via, via proclamato le varie indipendenze.
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