Il gas asfissiante - La Guerra all'orizzonte

QUINTO DI TREVISO  - 1915 / 1918
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IL  GAS  ASFISSIANTE
La Brigata Pisa con i suoi 29° e 30° Reggimento di fanteria fu impegnata nella Quinta battaglia dell'Isonzo e nelle successive azioni di contenimento nella zona del Monte San Michele. Proprio in quella linea, data la scarsissima distanza tra i due fronti i Comandi austro ungarici decisero, per la prima volta, di utilizzare i gas venefici contro i nostri reparti. Dopo un lungo preparativo di artiglieria le zone prescelte per questo attacco furono quelle della Buca Carsica e della Lunetta. Alle cinque del mattino del 29 giugno i genieri dell'esercito austro ungarico ricevettero l'ordine di iniziare l'attacco chimico.
Il gas adoperato dagli austro ungarici era già stato drammaticamente sperimentato nel fronte franco germanico. Il 22 aprile del 1915, infatti, i tedeschi attaccarono le trincee francesi a Gravenstafel durante la seconda battaglia di Ypres nelle Fiandre, da cui il nome iprite, provocando migliaia di morti.
    
NUBI DI GAS ASFISSIANTE
Il gas si presentava sotto forma di un liquido poco volatile e molto persistente potendo rimanere attivo sul terreno per parecchi giorni. L'unica possibilità di riconoscerlo era l’odore di cloro che emanava.
I reparti del 30° Reggimento, come altri battaglioni dei Reggimenti delle Brigate Regina, Brescia e Ferrara furono investiti dalla nube venefica e incontrarono una morte atroce. Istantanea per alcuni e, per altri, dopo una terribile agonia che si protraeva per giorni.
I soldati non direttamente investiti dal gas ripiegarono abbandonando le posizioni ma il tempestivo intervento di battaglioni di rincalzo coordinati dalla lucida reazione di alcuni ufficiali riuscì, con un contrattacco agevolato anche dalla mutata direzione del vento,  a ricacciare il nemico verso le sue posizioni di partenza.

FANTI DEL 29° REGGIMENTO (BRIGATA PISA) CON LE PRIME DOTAZIONI ANTIGAS
Il bollettino di guerra del 30 giugno 1916, recava questa notizia:
"Sul Carso nella zona di Monte San Michele e di San Martino del Carso, l’avversario, disperando di contrastare in  altro modo la nostra azione offensiva, spinse ieri sulle nostre linee dense nubi di gas asfissianti, alle quali fece seguire un violento contrattacco. Le nostre valorose truppe, sfidando gli elementi deleteri del gas, respinsero con magnifico slancio le colonne nemiche, infliggendo loro sanguinose perdite e prendendo 403 prigionieri".
Tra morti e intossicati gravi il nostro esercito contò quasi settemila vittime. Molti appartenevano al 30° Reggimento del quale faceva parte anche il nostro Domenico Bettiol che nel settore delle trincee di Buca Carsica e Lunetta, perse la vita.
Nel corso dell’attacco, gli austro ungarici usarono anche delle mazze ferrate per finire brutalmente i nostri soldati asfissiati e moribondi nel fango delle trincee e questa ulteriore efferatezza destò profonda indignazione nell'opinione pubblica italiana e nelle famiglie dei combattenti provocando un diffuso ed inevitabile aumento del rancore nei confronti dell’avversario ritenuto barbaro.
Inevitabilmente anche il nostro esercito, successivamente, ricorse all’uso dei gas, impiegati in gran quantità specie nella battaglia della Bainsizza.  
Verso la fine del conflitto l’uso dei gas era ormai diventato, purtroppo, pratica corrente in tutti gli eserciti, tanto che nel luglio del 1918 le dotazioni dell’artiglieria austro ungarica e germanica erano costituite per circa il 50% da proiettili a gas e la percentuale si equivaleva rispetto al munizionamento italiano.
DOTAZIONI ANTIGAS TEDESCHE - 1916


       DOTAZIONI INGLESI - 1916
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