DAL PASSO DEL TONALE AL MONTE GRAPPA
Dopo la Battaglia di Natale (Prima Battaglia dei Tre Monti), si instaurò una calma relativa in tutto il fronte montano che andava dal Passo del Tonale fino agli ultimi contrafforti del Monte Grappa. Durante questo periodo, comunque, non mancarono le azioni belliche finalizzate a assestamenti delle linee o tentativi di conquistare qualche posizione vantaggiosa.
Il 16 gennaio, durante una di queste azioni sul Monte Asolone, il nostro Angelo Favaro (di Camillo) fu catturato dal nemico e condotto in prigionia a Predazzo dove morì per malattia il 19 ottobre.
Nella zona dell'Altopiano di Asiago la linea del fronte si era pericolosamente assottigliata e aveva relegato le nostre truppe in uno spazio ristretto tra le postazioni nemiche e il margine estremo dell'Altopiano.
Un qualsiasi cedimento di questa linea avrebbe aperto la strada alle truppe austriache verso Vicenza. C'era indiscutibilmente la necessità di allargare questa zona per consentire maggior mobilità alle nostre truppe in funzione della difesa. Alla fine di gennaio, infatti, le linee contrapposte mutarono. Il nostro Esercito, con un brillante attacco, riconquistò i “Tre monti” ripristinando la situazione di dicembre. Il nuovo fronte, adesso, correva dal ciglio della Val d’Assa, passava davanti a Cesuna, sul Kaberlaba e Costalunga per terminare a Valbella e Col del Rosso, prima di scendere in Val Brenta.
Sulle nuove trincee furono presenti anche reparti inglesi e francesi che combatterono sull’Altopiano sino al termine del conflitto.
Sulle linee del fronte nel Pasubio continuava, intanto, la lunga guerra di posizione e di scambi di artiglieria iniziata già nel 1916.
Le artiglierie italiane sparavano dal Baldo e dallo Zugna; quelle austriache rispondevano dallo Stivo e dal Biaena, dal Pasubio e dal Finonchio. Molti centri abitati furono distrutti, le campagne e i boschi devastati, ma le posizioni dei due eserciti rimasero sostanzialmente immutate. I combattimenti furono violentissimi soprattutto sul Pasubio, dove fino all’ottobre 1918 si combatté un’ininterrotta guerra di posizione. Si ricorse all’uso dei gas e delle mine.
Migliaia di soldati morirono per le ferite, il freddo e le valanghe. Le elevate perdite imposero la costruzione di numerosi ospedali militari e a ridosso dei campi di battaglia sorsero decine di cimiteri. In Vallagarina il nostro Fioravante Piovesan trovò la morte in uno dei numerosi e cruenti combattimenti che si svolsero durante quell'ultimo anno di guerra.
Le azioni di disturbo continuarono ovunque tra i monti e, soprattutto nelle varie cime del Massiccio del Grappa. Qui il nostro Giovanni De Maren fu gravemente ferito in combattimento sul Col Moschin e morì il 9 maggio.
Quasi all'inizio dell'estate e proprio in funzione dello sfondamento della linea dei Tre Monti, gli austro ungarici, tentarono un nuovo grande assalto il 15 giugno. Questa azione interessava la parte montana dell'insieme dell'attacco portato dagli austro tedeschi lungo tutto il fronte fino al mare. Il fronte dell’altopiano resistette all’urto, tranne un cedimento a Cesuna, nel settore controllato dagli Inglesi. L'urto dell'attacco portò anche alla nuova perdita dei Tre Monti che saranno di nuovo italiani dopo il vittorioso contrattacco del 30 giugno.
Dopo il vittorioso esito della Battaglia del Solstizio anche le azioni sul fronte montano andarono scemando. Purtroppo, però, la guerra continuava a reclamare altre vittime. In una violenta esplosione, che distrusse un nostro deposito di munizioni a Conco, perse la vita il nostro Giovanni Fantin. Era il 24 ottobre.
Ormai il conflitto sul fronte montano si avviava finalmente alla fine e l’autunno portò l’agognato epilogo.
Lo sfondamento sulla linea del Piave costrinse alla ritirata anche le truppe austriache presenti sull’Altopiano.
Il 4 novembre 1918 cessava il fragore della guerra.
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