27 ottobre - La Guerra all'orizzonte

QUINTO DI TREVISO  - 1915 / 1918
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QUEL  27  OTTOBRE  1918
   
Il 27 ottobre 1918 in piena Battaglia di Vittorio Veneto, all'aeroporto di San Pelagio, nei pressi di Padova e base di alcune Squadriglie Caproni, giunse l'ordine di decollare per una missione di bombardamento su alcuni obiettivi nemici sulla zona di Vittorio Veneto. Si trattava, principalmente, di depositi e di centri di comunicazione.
Una formazione costituita da una ventina di Caproni Ca.3 e Ca.5 della IVa, della VIa e della Xa Squadriglia partirono poco dopo alla volta di Vittorio Veneto. Sorvolando l'area attorno a Treviso, furono affiancati dagli Spad e dagli Hanriot di scorta decollati da Quinto e da Istrana.
I velivoli della VIa Squadriglia si erano trasferiti da Verona qualche giorno prima e, alcuni equipaggi, non si erano ancora ricongiunti anche in ragione di alcuni avvicendamenti ancora in corso. Il sergente Tarcisio Cantarutti, che doveva raggiungere il giorno dopo la sua nuova Squadriglia a Poggio Renatico, fu aggregato all'ultimo momento ad uno degli equipaggi. Sembra che Cantarutti, eccellente mitragliere, chiese all'amico Vincenzo Cutello di farne parte come osservatore. Cutello, che non avrebbe dovuto far parte della missione, acconsentì comunque alla richiesta di Cantarutti.
Il Caproni Ca.5 n.11669 sul quale salirono i due commilitoni, era pilotato da Dewitt Coleman Jr. e da James Laverne Bahl, aviatori americani dell'American Expeditionary Force, addestrati a Foggia ed entrambi appartenenti al 332° Infantry Regiment.
L'equipaggio di nazionalità mista italo-americana costituiva, da quasi un anno, prassi normale e consolidata. Lo stesso Maggiore Fiorello La Guardia, americano figlio di immigrati italiani e comandante del reparto piloti dell'A.E.F. di Foggia, aveva volato in coppia con il pluridecorato capitano Federico Zapelloni da Roma.
La formazione decollata da San Pelagio, prima ancora di giungere sopra il Piave, perse due velivoli che dovettero rientrare per problemi ai motori e ai radiatori. Anche al Caproni Ca.5 di Coleman e Bahl occorsero analoghi problemi anche se di minor gravità. La lieve avaria, comunque, fece perdere loro contatto con il resto della formazione e con la scorta dei caccia.
Il Caproni, tuttavia, giunse sull'obiettivo in solitaria e riuscì a bombardare e a distruggere il centro di comunicazione austriaco di Vittorio Veneto causando anche una trentina di vittime tra le quali, purtroppo, anche una decina di civili che si erano rifugiati in un'abitazione vicina all'obiettivo dei bombardieri italiani.
Durante il volo di ritorno il velivolo fu attaccato da cinque aerei nemici che avevano desistito dall'azione contro il resto della formazione ben protetta dai nostri caccia che, però, aveva dovuto abbandonare il Caproni di Coleman, rimasto indietro per i problemi ai motori; purtroppo i piloti dei caccia avevano ordini inequivocabili: bisognava sempre proteggere il grosso delle formazioni lasciando al proprio destino eventuali ritardatari.
Il combattimento, ovviamente, fu impari ma la bravura del mitragliere Cantarutti, che era considerato un "asso" della mitragliatrice, costò caro agli attaccanti che persero due caccia della 74a compagnia prima di riuscire ad aver ragione del bombardiere italiano. Il Caproni, colpito dalle raffiche dell'oberleutnant Roman Schimidt, asso austriaco, a bordo di un Aviatik D.I., cadde in fiamme schiantandosi sul Monte Cor che si trova sopra Revine Lago in provincia di Treviso. Proprio a Revine Lago furono sepolti i corpi dell'equipaggio recuperati dalla popolazione dopo due giorni.
UN CAPRONI CA.5 IN VOLO
L'OBERLEUTNANT ROMAN SCHMIDT
RIPRESO NEL 1918 DAVANTI A UN PHONIX


UN AVIATIK (BERG) D.I.  AUSTRIACO

Durante la stessa azione, poco prima dell'abbattimento del bombardiere di De Witt, un altro bombardiere era stato abbattuto dalla caccia austriaca.
Ad abbattere il Caproni Ca.3 n.11503 della IVa Squadriglia Caproni, pilotato da Mario Tarli e Giovanni "Giannetto" Vassura, fu l'oberleutnant Imre Von Horvath della 56a compagnia che, più tardi, sarà a sua volta abbattuto dai velivoli italiani.
Tarli era decollato da San Pelagio dopo aver preso l'ultimo caffè in compagnia del fratello Ermanno, alpino in convalescenza, che aveva preferito passare il periodo di riposo assieme a Mario.
Vassura, invece, era in licenza ma, quando seppe della missione, non esitò ad interromperla per raggiungere gli altri membri dell'equipaggio.
Con lui e Tarli c'erano anche i due soldati mitraglieri Dandolo Zamboni e Domenico Fantucci.
Durante l'avvicinamento all'obiettivo il velivolo aveva subito notevoli danni ad opera di Horwath ma i quattro aviatori proseguirono risoluti e riuscirono, comunque, a compiere la missione.
Ma, appena compiuta la virata per il rientro, un ulteriore colpo di contraerea distrusse l'ala dell'aereo che precipitò in vite presso la chiesa di Rua di san Pietro di Feletto.
Testimonianze dirette della popolazione residente riferirono che tre membri dell'equipaggio morirono sul colpo ma che il quarto, probabilmente uno dei due mitraglieri, fu brutalmente ucciso da alcuni soldati nemici a colpi di calcio di fucile.
Ancora oggi una lapide, posta sul basamento del campanile, ricorda il luogo dove si schiantò il Caproni, ultimo bombardiere italiano abbattuto nella grande guerra, e il sacrificio dell'eroico equipaggio.

SAN PIETRO DI FELETTO - 2 NOVEMBRE 1918
ALCUNI PILOTI ITALIANI PRESSO I RESTI DEL CAPRONI DI TARLI E VASSURA

IL BASAMENTO DEL CAMPANILE E IL PARTICOLARE
DELLA LAPIDE POSTA A RICORDO DEI CADUTI
Nel 1921, le salme di Dewitt Coleman e James Bahl furono traslate negli Stati Uniti per essere sepolti in suolo americano. Ai funerali di stato, celebrati il 3 luglio, parteciparono molte e note personalità tra le quali lo stesso Fiorello La Guardia che fu loro comandante a Foggia.
Nel giugno del 2006 il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto ha dedicato la Stanza degli Eroi a Dewitt Coleman.
La missione comportò la perdita di diverse vittime tra i civili italiani, che si trovavano ancora sotto la dura occupazione austro ungarica, probabilmente di quattro piloti austriaci e sicuramente dei due equipaggi dei bombardieri italiani abbattuti.
Fu subito chiaro che entrambi gli equipaggi proseguirono consapevolmente nella missione nonostante i problemi meccanici, per il Caproni di Coleman, e i danni ricevuti prima del bombardamento, per quello di Tarli. L'eroico comportamento fu onorato dal Comando Militare Italiano che li propose per la decorazione al valore.
A James Laverne Bahl, Tarcisio Cantarutti, Vincenzo Cutello, Mario Tarli, Giovanni "Giannetto" Vassura, Dandolo Zamboni e a Domenico Fantucci fu conferita, a ciascuno, la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Alle sette medaglie d'Argento al Valor Militare si aggiunse, con "Motu Proprio" del Re, il conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare al tenete Dewitt Coleman.



Per i testi e per le fonti iconografiche desideriamo citare e ringraziare:
Armando Armani: "Ex alto ad signum. Aneddoti ed episodi di bombardamenti aerei 1915-1918" - Tipografia del Senato; dott. G. Bardi 1926;
Jack B. Hilliard: "Capronis Farmans and Sias. U.S. Army Aviation training and combat in Italy with Fiorello La Guardia" - Museo G. Caproni & Editrice LoGisma;
Alessandro Tandura: "Tre mesi di spionaggio oltre il Piave. Agosto - Ottobre 1918". Editrice Longo e Zoppelli 1934;
New York Times - Luglio 1921;
Isidoro Tomasin: "L'anno di Vittorio Veneto, 1917-1918" - Ed. De Bastiani 2011;
Daniele Filippi: "Giannetto Vassura: il sogno e il volo" - Ed. Faenza 2018;
Archivio della famiglia Coleman e note di James Laverne Bahl Sr. (1864-1951):
Archivio di Stato di Vienna;
Associazione Storica Cimeetrincee (www.cimeetrincee.it).
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