Uomini - Giovane Italia

Agenti segreti italiani nei territori occupati
LA GIOVANE ITALIA
MAGGIO - NOVEMBRE 1918
LA GIOVANE ITALIA - AGENTI SEGRETI ITALIANI NEI TERRITORI OCCUPATI
LA GIOVANE ITALIA
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Per sviluppare la rete di spionaggio italiana, che avrebbe avuto il compito di acquisire ogni possibile informazione sui movimenti del nemico, oltre agli ovvi problemi legati all'organizzazione logistica, al metodo di infiltrazione e al recupero delle informazioni, si doveva risolvere anche quello legato esclusivamente alla risorsa umana.
Quindi, innanzitutto, si stabilirono i criteri con i quali si sarebbero scelti i futuri agenti tra i numerosi volontari che risposero alla chiamata.
La preferenza cadde, prima di tutti, sui nativi della zona nella quale avrebbero dovuto operare; quindi, principalmente, friulani e veneti-orientali. Poi erano necessarie doti di coraggio, fermezza, riservatezza e capacità di adattamento e di improvvisazione. Infine, ulteriore elemento di preferenza, era rappresentato dalla possibilità di poter contare, nel luogo dell'azione, su contatti, amicizie, meglio ancora familiari, sui quali poter fare affidamento anche per le basilari necessità costituite dal vitto ed, eventualmente, dalla disponibilità di alloggio o, comunque di ricoveri sicuri.
Tra i numerosi volontari, per le missioni più impegnative, delicate e importanti sotto l'aspetto strategico, furono scelti:
  • il tenente Camillo De Carlo che, per la prima missione in assoluto, scelse come secondo
  • il bersagliere Giovanni Bottecchia;
  • il tenente Nicolò De Carli che volle come secondo
  • il bersagliere Giuseppe De Carli (fratello di Nicolò);
  • il tenente Alessandro Tandura che fu il primo paracadutista in missione di guerra;
  • il tenente Pier Arrigo Barnaba che scelse come secondo
  • il tenente Ferruccio Nicoloso.

Inoltre, per costituire una sorta di rete che funzionasse da supporto e da riferimento per gli agenti operanti in territorio occupato, furono designati:

  • il capitano Allatere;
  • il tenente Bornacin;
  • il capitano Maurizio Dispenza;
  • il capitano Locatelli;
  • il tenente Renato Lorenzo Lorenzetti;
  • il capitano Tarcisio Martina;
  • il civile militarizzato Giovanni Mattioli;
  • il tenente Edoardo Meazzi;
  • il tenente Antonio Pavan;
  • il capitano Giorgio Romiati;
  • il tenente Vuga.

La rete, così costituita, poteva anche contare su altri nuclei, composti da due o tre agenti, dislocati in altri settori dei territori occupati. Questi nuclei si occupavano di azioni di sabotaggio e del recupero di quei gruppi di soldati italiani, mai arresi e ancora armati, che, rimasti tagliati fuori dalla repentina ritirata al Piave, si erano dati alla macchia.
Con questi gruppi, molte volte spalleggiati dalla popolazione martoriata dalla dura occupazione nemica, misero in atto azioni di guerriglia in piena sinergia con le manovre offensive o difensive del nostro esercito.
Per questa tipologia di azione furono selezionati:

  • il tenente Tomaso Beltrami;
  • il caporale Augusto Bertozzi;
  • il capitano Oreste Carletto;
  • il tenente Giovanni Carli;
  • il tenente Francesco Carturan;
  • il sergente maggiore Massimo Ceschia;
  • il tenente Arbeno d'Attimis;
  • il sergente maggiore Giacomo De Piante;
  • il sottotenente Francesco Fedele;
  • il tenente Guido Manacorda;
  • il tenente Paolo Maso;
  • il capitano Ercole Miani;
  • il tenente Max di Montegnacco;
  • il sergente Giuseppe Mora;
  • il tenente Virgilio Neri;
  • il capitano Adolfo Paolotti;
  • il sottotenente Bruno Pellarini;
  • il tenente colonnello Giuseppe Piccin;
  • il sottotenente Pietro Tubaro;
  • il sottotenente Rodolfo Sharek, praghese e appartenente alla Legione Cecoslovacca, che fu protagonista di azioni di sabotaggio e guerriglia con lo scopo di disgregare le forze nemiche. Sharek, infatti, ebbe modo di comunicare con quei reparti costituiti da coscritti cecoslovacchi e arruolati nell'esercito austro-ungarico

Inoltre, ma certamente non meno fondamentale ed eroico, fu l'apporto degli uomini, anch'essi volontari, che vollero partecipare all'impresa provvedendo al trasporto, all'appoggio e al recupero degli agenti infiltrati.
Tra questi spiccano le figure di:

Umberto Gelmetti;
Ugo Chinca;
Ferruccio del Medico.

E non possiamo dimenticare gli "austriaci" con cuore italiano
Carlo Baxa e
Cesare Pagnini
che passarono, a rischio della propria vita, preziosissime informazioni ai nostri agenti.

Infine, è doveroso ricordare:

il Sindaco di Caorle
Eugenio Tessarin;

i sacerdoti
Michele Martina, parroco di S. Stino di Livenza;
Giovanni Trombetta, parroco di Ronchis;
Frasantin Francesco, sacerdote nel comune di Caorle;
Marcello Gardin, sacerdote a Portogruaro;

i pescatori di Caorle
Francesco e Natale Bizzaro;
Amedeo Bortoluzzi;
Eugenio Fleborea;
Giorgio Simonetti;

i contadini
Pietro Calderan;
Guerrino Centa;
D'Angelantoni Antonio;
Eugenio Gava;
Mario Mezzanel;
Francesco Sartori;
Giacomo Sist (Dorigo);
Luigi Targa;
Riccardo Zordanelli;

i proprietari terrieri
Pietro De Bortoli;
Emma Sperretta;
Antonio Toffoli;

e altri volenterosi come
Bindo Chiurlo;
Raffaele Montanari;
Teresa Petri;
Angelo Robotti;
Berto e Giovanna Sperretti.

Tutti loro erano civili, residenti nei territori occupati, che diedero complice supporto e protezione agli agenti con i quali collaborarono anche nelle delicate fasi delicate della raccolta di informazioni correndo, consapevolmente, identici rischi per l'incolumità propria e dei loro cari.
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