Giorgio Romiati - Giovane Italia

Agenti segreti italiani nei territori occupati
LA GIOVANE ITALIA
MAGGIO - NOVEMBRE 1918
LA GIOVANE ITALIA - AGENTI SEGRETI ITALIANI NEI TERRITORI OCCUPATI
LA GIOVANE ITALIA
Vai ai contenuti


IL CAPITANO MEDICO GIORGIO ROMIATI - Sullo sfondo un Voisin al campo di volo di Marcon © LA GUERRA ALL'ORIZZONTE
  
  
GIORGIO ROMIATI
Il medico, la spia, il bonificatore.

Giorgio Romiati nacque a Padova il 6 luglio 1876.
Dopo aver conseguito la laurea in medicina, nel 1899, su incarico del padre, assunse il delicato ruolo della direzione dei lavori di bonifica dei terreni della vasta azienda agricola di famiglia, circa tremila ettari quasi tutti paludosi, che si estendeva sull'area attorno alla foce del Livenza.
Nel maggio del 1915 fu chiamato alle armi, con il grado di sergente di Sanità, nel Servizio Medico Militare dove profuse il proprio impegno con dedizione e professionalità. Inizialmente prestò servizio in un ospedale da campo a Feltre e, nel febbraio del 1916, fu trasferito all'ospedale di tappa a San Donà di Piave.
Dopo i drammatici fatti di Caporetto, l'ospedale fu chiuso e trasferito a Mestre.
Per la sua già pluriennale esperienza come bonificatore, fu temporaneamente esonerato dal Servizio Ospedaliero per essere chiamato, in forza al Comando della IV Divisione, ad occuparsi della gestione delle zone, precedentemente bonificate e, ora, nuovamente allagate per scelte dettate da strategia militare. Poi si impegnò con successo nell'opera di prosciugamento delle trincee del basso Piave e nella soluzione del problema dell'approvvigionamento dell'acqua potabile mediante lo scavo di pozzi in duna risolvendo brillantemente il grave problema idrico che, fino a quel momento, era stato malamente risolto con un servizio quotidiano di chiatte trainate da lenti rimorchiatori che, partendo da Venezia arrivavano al fronte quasi sempre decimate dai colpi dell'artiglieria nemica.
La sua conoscenza dell'ambiente della laguna di Caorle e l'esperienza di agricoltore e bonificatore lo resero candidato perfetto per entrare a far parte dell'organizzazione di agenti segreti denominata "Giovane Italia".
Nel ruolo di spia, o "missionario" come gli agenti stessi si appellavano, non esitò a spingersi nel territorio occupato per reperire ogni possibile informazione militare utile per il lavoro dell'ufficio informazioni della Terza Armata a Mogliano.
La missione inizio la notte del 17 agosto 1918.
Romiati e il tenente Edoardo Meazzi, furono trasportati dall'idrovolante pilotato dal Tenente di Vascello Eugenio Casagrande e ammararono sul Nicèsolo.
Spogliato della divisa da ufficiale e indossati umilissimi abiti civili, sotto le mentite spoglie del contadino Augusto Cibin, riuscì a infiltrarsi, assieme al suo compagno di missione, presso il Comando austriaco dei servizi elettrici dislocato tra il Lèmene e il Livenza.
Per dieci giorni carpirono preziose informazioni fino al pomeriggio del 26 agosto quando, valutata sempre più probabile la possibilità di essere smascherati, decisero di interrompere la missione e di raggiungere la laguna non senza aver provveduto a sottrarre importanti documenti dagli uffici del comando austriaco.
Tra i canali e i canneti della laguna, infestata da nugoli di zanzare portatrici della malaria, rimasero nascosti per due giorni riuscendo a sottrarsi alle continue ronde dei gendarmi nemici.
GIORGIO ROMIATI (a sinistra)
con EDOARDO MEAZZI
Finalmente, la notte del 28, furono tratti in salvo dall'ardita impresa di Casagrande che, con due consecutive missioni, riportò in suolo italiano non solo Romiati e Meazzi ma anche altri quattro agenti che stavano cercando di sfuggire alle ricerche degli austriaci.
Per la sua opera come medico, prima, e per l'audace impresa di spionaggio, poi, fu insignito di due Medaglie d'Argento al Valor Militare.
Alla fine del conflitto tornò all'attività precedente estendendo la bonifica all'intera proprietà.
Ottimo medico, particolarmente sensibile alle devastanti problematiche connesse alla malaria che imperversava con effetti drammatici in gran parte delle lagune nazionali, istituì, nel 1921 il primo ambulatorio antimalarico facendosi coadiuvare, per l'organizzazione, da uno sconosciuto studente di medicina laureando all'Università di Padova.
Lo studente, altri non era che Pietro Sepulcri, ragazzo del '99 di San Donà di Piave che, prima sul campo e poi presso l'appena costituito Istituto Antimalarico delle Venezie contribuì con studi, e autorevoli pubblicazioni a debellare la malattia dalle lagune e dalle paludi del litorale.
Romiati, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fu nominato direttore dell'Ospedale Militare di Riserva di Pordenone dove si adoperò per salvare, dalla deportazione, molti militari italiani.
Inoltre, grazie al passaggio di preziose informazioni, permise anche la fuga di prigionieri inglesi che, sfruttando il dedalo degli stessi canali che lo videro agente della "Giovane Italia", potevano raggiungere il mare nei pressi di Porto Santa Margherita ed essere tratti in salvo dai sottomarini inglesi.
Non smise mai, comunque, di dedicarsi intensamente all'opera di bonifica ponendo, inoltre, la sua riconosciuta competenza al servizio di amministrazioni pubbliche e istituzioni come i Consorzi di Bonifica del Basso Piave.
TERRE DI MALARIA - LAGUNA DI CAORLE (inizi del 1900)
L’intero comprensorio fu così dotato, di modernissimi impianti di prosciugamento, di strade, di linee elettriche, di impianti di irrigazione, e di ambulatori medici finalizzati al suo impegno contro la malaria. All'opera di bonifica associò la difesa boschiva e il riscatto sociale dei contadini.
Nel 1953 fu insignito del titolo di Cavaliere del lavoro e nel 1959, a 83 anni, ricevette dall'Università di Padova la laurea "honoris causa" in Scienze agrarie.
Arrivato alla soglia dei novant’anni, non avendo eredi diretti, Romiati decise di parcellizzare la sua proprietà e di donarla ad alcuni istituti caritatevoli ad alcuni dei quali fu posta la condizione che, nei terreni loro donati, "...venga costruita una casa per i bambini bisognosi di recupero e ai bambini fisicamente danneggiati dovrebbe essere offerta l'opportunità di riprendersi in riva al mare in aria contenente iodio e di riparare i danni fisici attraverso terapie mirate".
Giorgio Romiati morì a Caorle il 25 agosto 1967.

GIORGIO ROMIATI
(Laguna di Caorle - anni Venti del 1900)


Gran parte del pensiero e della filosofia di Romiati possono essere riassunte dalle sue stesse parole:

“...la palude è sempre apparsa, nei secoli, simbolo di morte.
Per noi agricoltori ha però conservato l’insuperabile fascino delle sue attrattive, dell’immensità dei suoi orizzonti, dello splendore delle sue albe e dei suoi fiammeggianti tramonti, dello stesso scatenarsi incontenibile delle bufere, delle stupende e commoventi manifestazioni biologiche tra gli specchi d’acqua e i canneti brulicanti di selvaggina e guizzanti di pesci.
Fascino vivificato e accresciuto in quest’ultimo sessantennio nell'ancor maggiore attrattiva della bonifica nelle sue alte prospettive di redenzione umana e di sviluppo agricolo…”


(da “IL FIUME LIVENZA” di Giuseppe Marson)


ONORIFICENZE
Medaglia d'Argento: "Noncurante del pericolo, offrendosi spontaneamente senza curarsi se l'opera da compiere fosse in rapporto al grado ed alla professione, portava, ovunque era maggiore il pericolo e più urgente la necessità, l'opera sua valorosa ed illuminata di patriota, di medico, di soldato; esempio a tutti di indomita fede italiana, ed ai reparti avanzati di serenità e di fortezza d'animo. - Basso Piave, gennaio-luglio 1918."
Medaglia d'Argento: "Offertosi volontario a impresa delicatissima e sommamente pericolosa, la portava a compimento con rara perizia, con magnifico coraggio e con profonda coscienza di soldato e di cittadino. - Piave, agosto 1918."

Torna ai contenuti