Eugenio Casagrande - Giovane Italia

Agenti segreti italiani nei territori occupati
LA GIOVANE ITALIA
MAGGIO - NOVEMBRE 1918
LA GIOVANE ITALIA - AGENTI SEGRETI ITALIANI NEI TERRITORI OCCUPATI
LA GIOVANE ITALIA
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IL TENENTE DI VASCELLO EUGENIO CASAGRANDE DAVANTI AL SUO IDROVOLANTE - 1918 © LA GUERRA ALL'ORIZZONTE
  
  
EUGENIO CASAGRANDE
"Più alto, più oltre"...
ovvero:
L'AVIATORE IMPERTERRITO
Eugenio Casagrande nacque il 3 settembre 1892 a Roma.
Nel 1911 fu ammesso all'Accademia Navale di Livorno che lasciò, come Allievo Ufficiale imbarcato sulla R.N. Etna, per partecipare alla guerra contro la Turchia dalla quale tornò nel 1912.
Nel 1914 fu imbarcato sulla R.N. Ammiraglio di Saint Bon  dove ottenne il grado di guardiamarina.
Nel 1915 fu trasferito sull'incrociatore San Marco.
Verso la fine di maggio del 1916, già promosso sottotenente di vascello, fu ammesso al corso per pilota di idrovolante prestando servizio presso la Squadriglia idrovolanti di Brindisi come ufficiale osservatore sui velivoli FBA.
Durante questo periodo si distinse per abilità e coraggio tanto da essere insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Rimase in forza alla Squadriglia idrovolanti di Brindisi, dove conseguì la qualifica di osservatore aereo, fino al giugno del 1917 quando fu ammesso alla Regia scuola di Aviazione di Marina di taranto ottenendo, qualche mese dopo, il brevetto di pilota per idrovolanti tipo FBA e L.
Verso la fine di novembre del 1917 fu inviato ad Ancona dove gli fu assegnato il comando dell'appena costituita 264a Squadriglia idrovolanti del Servizio Aeronautico della Regia Marina equipaggiata con gli idrovalanti FBA tipo H.
Pochi mesi dopo, nel gennaio 1918, fu trasferito al comando della 253a Squadriglia dislocata sull'isola di Sant'Andrea a Venezia ed equipaggiata con i Macchi L.3.
A maggio dello stesso anno fu promosso al grado di tenente di vascello.
R.N. ETNA  (1887-1920)


R.N. AMMIRAGLIO DI SAINT BON (1897-1920)


INCROCIATORE SAN MARCO (1908-1943)
UN IDORVOLANTE RICOGNITORE  FBA - B
SCUOLA IDROVOLANTI DI BOLSENA - SCHIERAMENTO DI FBA E IN PRIMO PIANO UN MACCHI L.3
Dal 29 luglio al 29 ottobre 1918 operò con l'organizzazione di spionaggio chiamata "Giovane Italia" trasportando o recuperando, con missioni pericolose e ardite, i nostri agenti dello spionaggio.
Casagrande fu scelto tra i piloti che si erano offerti volontari per le pericolose missioni grazie alle sue ottime doti di pilota, per il coraggio già dimostrato e per le capacità organizzative.
Fin dagli inizi di luglio s'impegnò con tenacia nello studio e nell'organizzazione delle diverse missioni effettuando diversi voli di ricognizione ed altri di allenamento per simulare le diverse condizioni, anche le più estreme, che avrebbe potuto affrontare. Mise a punto, infine, una tecnica di volo planato che avrebbe reso silenziosi l'avvicinamento e l'ammaraggio in territorio occupato dal nemico e concorse alla definizione minuziosa dei dettagli, segnali convenzionali, orari, parole d'ordine e altri accorgimenti per rendere più sicure, se questo aggettivo può essere usato, le missioni di recupero degli agenti che avrebbero dovuto svolgersi con il buio della notte e, ovviamente, in territorio occupato dal nemico.
Il 29 luglio effettuò la prima missione trasportando i fratelli Nicolò e Giuseppe De Carli e sbarcandoli dopo l'ammaraggio notturno nel Canale Nicèsolo, pochi chilometri a Nord Est di Caorle.
Con il suo idrovolante, durante le successive missioni in territorio occupato, ammarò ancora nei canali della laguna di Caorle o in quella limitrofa di Bibione e anche in quella di Marano spingendosi nell'entroterra risalendo il corso del Corno fino a San Giorgio di Nogaro.
Durante i voli di supporto agli agenti della Giovane Italia, dovette affrontare condizioni metereologiche difficili, fu bersagliato dalla contraerea nemica e, in un paio di occasioni, anche dalle nostre artiglierie che non l'avevano riconosciuto.
Le missioni, principalmente, avvenivano con voli notturni obbligando il pilota ad ammarare nei meandri dei canali lagunari in piena notte con il rischio di incidenti o, più spesso, di incagliarsi nei fondali melmosi là dove l'acqua era meno profonda; cosa che successe costringendo Casagrande a scendere in acqua e governare l'idrovolante spingendolo a forza di braccia per portarlo in acque più profonde.
L' IDROVOLANTE MACCHI L.3 (Successivamente M.3)
UN IDROVOLANTE MACCHI L.3 (M.3) SORVOLA L'IDROSCALO DI SANT'ANDREA A VENEZIA
Oltre alle missioni di supporto al servizio di spionaggio continuò, comunque, a svolgere quelle nell'ambito della Squadriglia della quale era il comandante.
Il 29 ottobre, alle sei di mattina, Casagrande decollò da Venezia per la sua ultima missione di appoggio.
Era consapevole che, di giorno, il pericolo di essere abbattuto, era sensibilmente più grande ma, ancora una volta, non esitò ad adempiere alla propria missione.
La destinazione era l'area attorno alla palude di Villaviera dove due nostri ufficiali, il capitano Dispenza e il tenente Meazzi, attendevano di essere recuperati.
L'idrovolante ammarò ma fu fatto segno da un nutrito fuoco, da terra, di mitragliatrici e di fucili costringendo il pilota a decollare e ad allontanarsi pur rimanendo in zona.
I nostri agenti, cui si era aggiunto un ufficiale italiano fuggito dalla prigionia, tentarono di agevolare Casagrande spingendosi nei canali della palude ed allontanandosi dalle postazioni nemiche.
Il pilota, avvistati i fuggitivi, riuscì ad ammarare sul canale dei Lovi evitando il fuoco nemico e guadagnando preziosi minuti sul sopraggiungere dei soldati austriaci. Fece salire velocemente a bordo i tre ufficiali consapevole che, la scelta di non lasciare indietro nessuno avrebbe sovraccaricato considerevolmente l'idrovolante con il pericolo di non riuscire a decollare. Ma la grande esperienza, acquisita anche in campo nautico e velico, gli permise di portare l'aereo, in fase di decollo, sulla traiettoria e con l'angolazione migliore per sfruttare il debole vento. I nemici, ormai, erano giunti a poche decine di metri dall'idrovolante dove già piovevano le prime pallottole ma Casagrande fece appello al suo proverbiale e formidabile sangue freddo riuscendo a compiere l'impossibile e a portare, ancora una volta, tutti in salvo.
I PROTAGONISTI DELL'ARDITA FUGA DEL 29 OTTOBRE 1918.
da sinistra a destra:
Il Capitano Maurizio Dispenza, il Tenente di Vascello Eugenio Casagrande,
il Tenente Edoardo Meazzi e un ufficiale di Cavalleria fuggito dalla prigionia.
(Manacorda descrive quest'ultimo come un soldato d'artiglieria)
Di questa straordinaria impresa scrisse, nella sua "La Giovane Italia", Guido Manacorda:
"Il 29, Eugenio Casagrande salvava il nucleo Dispenza Meazzi, di pieno giorno. E chiudeva così, con grande semplicità, la serie delle sue gesta. La gendarmeria (austriaca - n.d.r.). delusa e rabbiosa di non potere almeno cogliere nella rete, prima dell'imminente sconfitta, il più cavalleresco dei suoi nemici (il comando austriaco, tra l'altro, aveva posto una taglia di ventimila corone sulla testa di Casagrande - n.d.r.), vide, non so se più angosciata o stupefatta, lo scendere dell'aeroplano sotto i raggi del sole mattutino. E corse, corse, la disgraziata, come poté meglio di qua, di là, ora fermata da un canale inguadabile, ora impigliata nel fango, ora stretta nel groviglio della vegetazione palustre. Ma giunse tardi. Eugenio Casagrande tolse bellamente i due nostri sotto gli occhi dei sopraggiungenti, e passò rombando sulle loro teste..."
Per le sue imprese fu insignito di una Medaglia d'Argento al Valor Militare e, con "Motu Proprio" del Re, fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla quale seguì anche il titolo di Conte di Villaviera in riferimento a quella zona della laguna di Caorle, teatro di molti suoi ammaraggi.
Fu anche ottimo pilota di aerei da caccia SVA e, come tale, lasciata la squadriglia idrovolanti nel settembre del 1919, prese parte all'impresa legionaria di Fiume.

Casagrande (indicato con l'asterisco blu) assieme ad altri piloti della
Squadra Aerea del Quarnaro - Fiume, 1919-1920.
Eugenio Casagrande, ai tempi dell'Impresa Legionaria di Fiume,
davanti ad uno SVA della Squadra Aerea del Quarnaro
che, con Gabriele d’Annunzio era presente a Fiume negli Anni 1919-1920.

Nel 1920 rientrò in marina che abbandonò per passare all'Aeronautica nei primi anni Venti e dove raggiunse il grado di generale di Brigata Aerea.
Fu anche eletto Deputato del Regno d'Italia dal maggio del 1924 al gennaio del 1929.
Morì a Venezia il primo dicembre 1957.


ONORIFICENZE
Medaglia d'Oro: "Con costante serenità e cosciente sublime ardimento, compiva una serie di mirabili audacissime gesta per le quali, mediante la sua entusiastica illuminata dedizione all'arduo compito assunto, veniva aperta la via al raggiungimento di importanti obiettivi militari e di alte finalità nazionali. - Alto Adriatico, luglio-agosto 1918."
Medaglia d'Argento: "Comandante di una squadriglia di idrovolanti la portò numerose volte al fuoco superando le difficoltà opposte dalla efficace difesa antiaerea avversaria e dando in ogni circostanza mirabile esempio di ardimento ai suoi dipendenti. - Alto adriatico, febbraio-luglio 1918."
Medaglia di Bronzo: "Per aver compiuto, con grande calma, utilissime esplorazioni sotto il fuoco nemico. - Durazzo - San Giovanni di Medua, 30 dicembre 1916 e date precedenti."
RIEPILOGO CRONOLOGICO DELLE MISSIONI SVOLTE DAL TEN. DI VASCELLO EUGENIO CASAGRANDE
DATA DELLA MISSIONE
OBIETTIVO
AGENTI
29 luglio 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Ten. Nicolò de Carli e caporale Giuseppe de Carli
17 agosto 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Cap. Giorgio Romiati e Ten. Edoardo Meazzi
20 agosto 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Ten. Virgilio Neri e Serg. Giuseppe Mora
21 agosto 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Ten. Arbeno D'Attimis e Ten. Max Di Montegnacco
28 agosto 1918
Recupero agenti e rientro in territorio italiano
Cap. Giorgio Romiati, Ten. Edoardo Meazzi e Serg. Alfonso Prudenza
28 agosto 1918
Recupero agenti e rientro in territorio italiano
Cap. Tarcisio Martina e Ten. Lorenzo Lorenzetti e Serg. Giuseppe Mora
30 agosto 1918
Trasporto agente per supporto ad altri agenti in difficoltà
Ten. Guido Manacorda
31 agosto 1918
Recupero agente
Ten. Guido Manacorda
20 ottobre 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Ten. Francesco Carturan e caporale Augusto Bertozzi
20 ottobre 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Ten. Paolo Maso e Ten. Pietro Tubaro
21 ottobre 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Cap. Oreste Carletto e Ten. Giovanni Carli
21 ottobre 1918
Trasporto agenti in territorio occupato
Cap. Maurizio Dispenza e Ten. Edoardo Meazzi
29 ottobre 1918
Recupero agenti e rientro in territorio italiano
Cap. Maurizio Dispenza, Ten. Edoardo Meazzi e uff. di Cavalleria
Riferimenti e ringraziamenti:
Desirée Tommaselli - Notiziario della Marina;
Lorenzo Cadeddu - Lo spionaggio Italiano nel 1918;
Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare;
Ufficio Storico della Marina Militare;
Archivio Riccardo Rivellini by Paolo Gaspari;
Imperial War Museum;
Il Piccolo Museo di Noè.


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