UN MONUMENTO PER LA MEMORIA
A Quinto, già sul finire del 1919, recependo quanto contenuto nei Regi Decreti di aprile, maggio e agosto dello stesso anno, la giunta comunale provvide alla costituzione del Comitato che, seguendo le direttive dei decreti, doveva ispirarsi agli scopi e ai valori della già costituita Commissione Nazionale presso il Ministero dell’Interno. Il comitato identificò l’area sulla quale erigere un monumento ai Caduti ma, a questa prima delibera, non seguì l’azione. Purtroppo, alcuni dissensi sorti in seno al Comitato quintino costrinse il Prefetto di Treviso a scioglierlo. I fondi raccolti tra la popolazione furono affidati al commissario prefettizio che li rese disponibili al nuovo Comitato che si costituì nella primavera del 1923 all’indomani dell’emanazione, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione e firmata dal Sottosegretario di Stato Dario Lupi, della circolare del 27 dicembre 1922 inviata a tutti i Provveditori agli Studi con la quale veniva richiesto “che le scolaresche d’Italia si facciano iniziatrici di una idea nobilissima e pietosa: quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza. Per ogni Caduto nella grande guerra dovrà essere piantato un albero; gli alberi varieranno a seconda della regione, del clima, dell’altitudine”.
A Quinto, il Comitato pro Parco della Rimembranza ad onore dei Caduti in guerra fu costituito con la nomina di cinque padri di caduti in guerra, di tre vedove di guerra, di due madri di caduti e di quattro reduci.
In breve, il comitato fece propria la precedente indicazione sul luogo dove far sorgere il monumento e, ora, anche il parco della rimembranza. L’area, prospicente il municipio, era nota con il nome di “Campo dei tre paroni” ed era stata acquistata dall’amministrazione comunale già nel 1914.
Sul finire del 1923 il Comitato presentò tre progetti tra i quali, anche particolarmente raccomandato dal pittore Beppe Ciardi, fu scelto quello del noto scultore triestino Attilio Selva.
Dopo la stipula del contratto fu avviata una nuova raccolta fondi presso la popolazione con il coinvolgimento delle scuole, delle maestre e degli alunni.
I lavori per l'edificazione del Parco della Rimembranza iniziarono poco dopo e, il 4 novembre, fu posata la prima pietra del monumento ai caduti.
Per il Parco della Rimembranza, come s'è visto, vigevano disposizioni univoche e regolate da un'apposita circolare che ne dettava anche gli aspetti tecnici oltre che estetici.
Per i monumenti, invece, fu lasciata possibilità di scelta alle singole amministrazioni locali circa le modalità di realizzazione. Materiali, forme, collocazioni e significati furono, quindi, discussi e scelti da ogni singolo Comitato.
I lavori si protrassero per circa due anni. Il campo dei tre paroni fu livellato e preparato per la piantumazione dei novantadue alberi, tanti quanti i caduti censiti dal Comitato e il perimetro del parco fu delimitato da una recinzione in muratura sormontata da una ringhiera in ferro battuto.
Finalmente, domenica 6 settembre 1925 alle nove di mattina, il Parco della Rimembranza ed il monumento, posto al centro dell'area, furono inaugurati con solenne cerimonia e alla presenza di numerose autorità civili e militari.
Sulla piazza del municipio erano schierate le varie rappresentanze tra il tripudio di vessilli e tricolori. Tutto attorno la popolazione assisteva numerosissima. All'ingresso del Parco prestavano servizio d'onore quattro carabinieri in alta uniforme.
Dopo la deposizione delle corone di alloro e la benedizione dell'arciprete di Quinto, don Massimo Girotto, venne fatta cadere la tela che copriva il monumento. L'emozione fu grande per tutti i presenti e dalla folla s'alzò un mormorìo di convinta approvazione. La Banda Reale intonò le prime note nel profondo silenzio di un minuto di raccoglimento.
Seguirono i festeggiamenti che si protrassero fino a tarda sera con un applaudito concerto della Banda Musicale di San Lazzaro seguito da un bellissimo spettacolo pirotecnico. I festeggiamenti coinvolsero anche le tantissime persone accorse dai paesi vicini che furono presenti anche nelle manifestazioni della domenica successiva.
IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA ALLA FINE DEGLI ANNI VENTI
Il monumento è un'ara che s'innalza con linearità verticale ritmata dai volumi elementari delle vesti della Madre e della Sposa raccolte intorno all'altare a cui, lo scultore, accosta brani di adesioni al vero nella descrizione del volto e delle mani delle due figure.
È un'immagine potente ed evocativa del dolore che sembra non stemperarsi nella rassegnazione ma che insiste nella conservazione perpetua del ricordo rappresentato dalla fiaccola perenne che arde sull'ara.
Un gruppo scultoreo che abbandona la retorica celebrativa della guerra e dell'eroe, presente in molti monumenti coevi, per ricordarci che le guerre lasciano le loro tragiche tracce al fronte ma anche nei cuori di chi, a casa, si consumò nell'attesa del ritorno di figli e mariti e, infine, adempie straordinariamente al compito di dare forma al ricordo di quanti, dispersi nei devastati campi di battaglia, ritrovarono in questo marmo la loro sepoltura.
Il pregevole monumento, alto circa quattro metri, poggia su un basamento di travertino, stesso materiale usato per le figure femminili alte due metri. I volti e le mani delle statue sono, invece, di marmo rosa oggi particolarmente apprezzabili per il recentissimo restauro.
Sui quattro lati e sull'ara sono scolpiti i nomi dei novantadue caduti di Quinto e di Francesco Baracca a ricordo del periodo, da lui vissuto, nel nostro paese.
Infine, non bastasse il lungo elenco di ragazzi caduti durante la Grande guerra, fu necessario incidere sul marmo dell'ara anche i nomi di altri ragazzi che persero la vita nel secondo conflitto mondiale in tanti fronti anche lontani. Morirono nella neve, in mare, in aria, nei monti e nel deserto. E queste sono altre dolorose e difficili pagine di Storia...
Nel corso dei decenni, il Parco della Rimembranza, subì inevitabili mutazioni. Nella seconda metà degli anni Trenta, in concomitanza della "Raccolta metalli per la Patria" per far fronte alle spese belliche, fu smantellata la cancellata in ferro battuto mentre, il muretto, fu abbattuto attorno agli anni Settanta. Ulteriori rifacimenti riguardarono la sostituzione degli alberi e l'interazione con nuovi arredi urbani fino all'ultimo radicale cambiamento che esalta la bellezza del monumento ponendolo al centro di una piazza dai tratti moderni, senza recinti quasi a voler abbracciare e forse indurre alla riflessione quanti l'attraversano. Un nuovo modo di concepire il Parco della Rimembranza: illuminato, arioso e non più immobile grazie allo scorrere dell'acqua che, scintillante, lo attraversa.
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