LA BATTAGLIA D' ARRESTO - Prima Battaglia del Piave
Dopo il cedimento del fronte isontino nella zona tra Tolmino e Plezzo, il Comando Militare Italiano ordinò il ripiegamento generale che iniziò il 27 di ottobre. Dal primo al 5 di novembre si pensò, prima, di organizzare una nuova linea di difesa lungo il Tagliamento e, dal 6 all'8 poi, lungo il Livenza. La situazione del ripiegamento di parte dell'esercito, alla fine, obbligò il Comando alla scelta di spostare la nuova linea di difesa oltre il Piave. Il 9 novembre tutte le truppe, che erano riuscite a sganciarsi dalla manovra nemica, erano giunte sulla sponda destra del Piave.
Il comando austriaco, che ormai aveva il controllo della Valsugana e della conca di Feltre, decise di proseguire ad oltranza l'offensiva allo scopo di annientare il nostro esercito e costringere l'Italia alla resa e, quindi, all'uscita dalla Triplice Intesa.
L’attacco finale austriaco prevedeva tre direttrici. La prima, scendendo dal Trentino, doveva puntare alla pianura direttamente su Bassano; la seconda da Feltre doveva espugnare il baluardo del massiccio del Grappa e la terza avrebbe dovuto superare il Piave e dilagare fino al Brenta.
La manovra austriaca iniziò violenta e lungo tutto il fronte dagli altipiani fino alle foci del Piave. Ma gli attaccanti furono più e più volte prima contenuti e poi respinti costringendo il Comando Austriaco ad una sospensione degli attacchi dal 26 novembre fino al 4 di dicembre per rinforzare lo schieramento.
La battaglia riprese ferocemente ma ogni tentativo austriaco fu vano. La tenace resistenza dei soldati italiani lungo tutta la linea dagli Altipiani al Grappa e sul Piave infranse inesorabilmente i piani degli attaccanti.
Il 25 dicembre gli scontri si attenuarono è si tornò alla guerra di trincea.
Le perdite furono altissime per il nostro esercito che contò 43 mila uomini fuori combattimento tra caduti, dispersi e feriti e tra questi ci furono anche il nostro Antonio Grosso, caduto sul Monte Tomba il 22 di novembre, e Giovanni Vanin morto il 27 dicembre per le ferite riportate durante la "Battaglia di Natale".
LINEA DIFENSIVA ITALIANA NEI PRESSI DEL PIAVE A PEDEROBBA - 1917
Le nostre truppe affrontarono lo scontro con la consapevolezza che l'esito sarebbe stato determinante per l'estrema difesa del suolo nazionale ormai invaso dal nemico.
Sicuramente risentirono della precedente ritirata avvenuta sotto la pressione del nemico e sicuramente subirono la difficoltà dei rifornimenti e dell'annullamento dei turni di riposo durante tutta la battaglia d'arresto ma, infine, il loro morale, diversamente da quanto avevano creduto tutti, nemici e alleati, non vacillò e permise al nostro esercito di superare le prime critiche settimane dopo Caporetto.
Con la linea del fronte accorciata di quasi trecento chilometri, il miglioramento delle linee di difesa, l'arrivo di nuove forze e il recupero di buona parte dei trecentomila sbandati durante la ritirata e grazie a una mutata visione d'insieme da parte del Comando Supremo Italiano, fu possibile gettare i presupposti per una riscossa che giunse, infine, poco meno di un anno dopo la Battaglia di Arresto.
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