CON LE ZAMPE E CON LE ALI
Durante la prima guerra mondiale moltissimi animali, tra cui cavalli, muli, asini, cani, piccioni viaggiatori, furono inviati su tutti i fronti per dare il proprio contributo alla patria, soffrendo, alla stessa stregua dei soldati, la paura, la fame, la sete, il freddo e la fatica e molto spesso perdendo la vita.
L’animale più impiegato sui vari fronti di guerra fu sicuramente il cavallo. Quasi dieci milioni furono adibiti al traino dei cannoni e dei rifornimenti oltre a quelli già arruolati nei reparti di cavalleria.
Celebri ed eroici furono i reparti di lanceri che, assieme ai loro cavalli, sacrificarono la vita per proteggere la ritirata del nostro esercito e rallentare l'invasione.
E non possiamo non citare il mulo, prezioso come fu per il trasporto dei rifornimenti in alternativa ai carri.
Frutto dell’incrocio tra un asino stallone ed una cavalla, il mulo ha quelle caratteristiche fisiche che lo resero indispensabile nella Grande Guerra soprattutto sul fronte montano quale connubio inscindibile, mulo e alpino, emblema delle truppe alpine che condivisero l'ambiente ostile, la fatica ed il pericolo.
Il peso che ciascun animale era in grado di portare, permise di accorciare i tempi di marcia delle truppe che arrivarono a coprire anche un centinaio di chilometri in tre o quattro giorni in completo assetto di guerra.
Anche l’asino ebbe un ruolo importante durante la Grande Guerra, così come gli altri animali da soma. Per le sue dimensioni ridotte, fu adibito al trasporto di pesi ed attrezzature di minore entità.
Non meno importante fu l'impiego dei cani come compagni di battaglia.
Presenti nei campi di battaglia fin dall'antichità, anche durante la Prima guerra mondiale i cani furono molto utilizzati per diverse funzioni: come portaordini, per la loro velocità e memoria; come ricerca feriti, per il loro olfatto, grazie al quale perlustravano il campo di battaglia e, in caso di ritrovamento, conducevano i soccorsi dal ferito. Furono usati anche in ausilio degli esploratori notturni per il loro udito e senso di orientamento.
Non mancò l'utilizzo come traino di piccoli carri per il trasporto di materiali.
Passarono anche tra i reticolati e le voragini delle esplosioni stendendo i fili telegrafici appenda interrotti dalle bombe e furono, infine, amici fedeli sempre presenti nelle trincee. Anche dopo la guerra molti cani furono di nuovo impiegati come guida per i soldati che avevano perso la vista in battaglia.
Un altro piccolo animale utilizzato nella Grande Guerra fu il piccione. L'utilizzo nelle precedenti guerre aveva aumentato la sua diffusione quale portatore di messaggi in leggerissimi contenitori legati alle zampette. Allo scoppio della Grande Guerra, tutti gli eserciti delle grandi potenze europee avevano reparti di piccioni viaggiatori con personale specializzato per il loro addestramento.
Nessuno poteva competere con un piccione in velocità e distanza raggiunte in breve tempo. La cattura o l’uccisione di un piccione viaggiatore da parte di un civile erano puniti alla stregua di un attentato ad un soldato.
Durante l'occupazione austriaca nel Veneto orientale, una direttiva del comando ungherese, a firma dello stesso Borojevic, decretava che gli abitanti trovati a nascondere colombi lanciati dagli italiani venissero processati per alto tradimento.
Altri amici alati, come i canarini, furono portati nelle trincee e, come già sperimentato dai minatori nelle viscere della terra, contribuivano con la loro vita ad allertare i soldati dell'arrivo delle nubi di gas venefico.
Tutti gli animali dei reparti ausiliari furono eroi silenziosi e insostituibili nello spaventoso teatro bellico.
E non dimentichiamo tutti gli altri piccoli compagni, gatti, uccellini, tartarughe, coniglietti, che nei momenti più bui della vita di tanti soldati riuscirono ad alleggerire la devastante pressione che la guerra operava sull'animo di milioni di ragazzi al fronte.
Vi riuscirono nell'unico modo loro concesso: con l'affetto incondizionato e la tenerezza che sanno trasmettere.
A tutti.
Senza alcuna distinzione.
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