IL FRONTE DEL PASUBIO
Nel novembre del 1915 tutto il Pasubio si trovava in mano italiana, tanto da essere considerato quasi una retrovia e scarsamente presidiato. Ma nell'aprile del 1916, con la neve ancora alta sui monti, tra Rovereto e la Val Sugana due armate austriache si prepararono per tentare lo sfondamento. Il Generale Brusati, comandante su quel fronte fu informato dalle pattuglie di esploratori dei preparativi austriaci e avvisò il Comando Generale. Ignorò, però i successivi ordini giunti dal Generale Cadorna che imponevano un ritiro sulle posizioni dell'inizio della guerra. Cadorna, infatti, temendo un attacco austriaco aveva valutato troppo avanzate le posizioni conquistate dal generale Brusati e, quindi, difficilmente difendibili in caso di attacco. Inoltre avrebbero creato un allungamento del fronte che bisognava, invece, evitare. Durante una verifica al fronte Cadorna capì che i suoi ordini erano stati ignorati e destituì Brusati.
A sostituirlo venne chiamato il Generale Pecori Giraldi che però non ebbe il tempo per ridislocare le forze in linee più arretrate come ordinato da Cadorna. All’alba del 15 maggio 1916 l’artiglieria austriaca aprì un fuoco devastante sul fronte italiano da Rovereto al passo di Vezzena.
IL PASUBIO
L’ordine per le fanterie austro ungariche era quello di occupare tutto il massiccio del Pasubio, scendere al passo Pian delle Fugazze e puntare su Schio. Il 18 maggio cadde in mano nemica il Col Santo, il 19 la situazione in Pasubio divenne critica, e solo l’intervento di fanteria e alpini di rinforzo, ristabilì in parte una linea difensiva. I combattimenti continuarono accaniti fino al giorno 24, poi la spinta austriaca perse vigore anche perchè sempre più disturbata da continui contrattacchi italiani. Verso la fine di giugno si arrestò per poi riprendere, ai primi di luglio. L'esercito nemico mise in seria difficoltà i difensori che, dopo la prima settimana, si trovarono ormai sul ciglio estremo del Pasubio. La controffensiva italiana, però, arrestò l'attacco austriaco. Il 10 luglio durante i combattimenti sul Monte Corno furono fatti prigionieri il tenente Cesare Battisti e il sottotenente Fabio Filzi che, patrioti e simbolo dell'Irredentismo Trentino, furono considerati traditori dell'impero austro ungarico e, come tali, il 12 luglio, Filzi, e il 16, Battisti, furono impiccati dagli austriaci a Trento dopo un processo sommario.
Da settembre ad ottobre del 1916 si svolsero varie offensive e contro offensive per destabilizzare gli schieramenti e le linee di difesa di entrambi gli eserciti. In questa fase si intensificarono gli immani lavori per la costruzione di caverne e camminamenti nella viva roccia nelle viscere delle montagne da dove emergevano attaccanti e difensori in una lotta che conobbe, da allora, una ulteriore e diusmana fisionomia.
Durante la battaglia, chiamata poi "Battaglia degli Altipiani, che ebbe il suo atto più cruento dal 15 maggio al 27 di giugno imperversò sia nella zona del Pasubio e per una logica tattica anche nel vicino Altipiano di Asiago e richiese un tributo di sangue che non trova aggettivi e tantomeno giustificazioni.
Le perdite del nostro esercito ammontarono a quasi 148 mila uomini tra morti, feriti dispersi e prigionieri.
Le perdite dell'esercito austro ungarico furono di circa 83 mila uomini.
MONTE MAIO (a sinistra) DA CONTRA' MARASCHINI IN VAL POSINA
Durante la fase più aspra dei combattimenti ben quattro dei nostri soldati persero la vita nell'immane battaglia. Tre di loro, Bonifacio Simionato, Vittorio Franco e Antonio De Benetti, appartenevano all' 80° Reggimento di fanteria della Brigata Roma, mentre Giuseppe Cibin, appartenente al 79° Reggimento della stessa brigata. Entrambi i reggimenti furono duramente impegnati nella vana battaglia che, dal 25 di giugno al 24 di luglio, mirava alla conquista dello strategico Monte Maio.
TORNA A: GLI ANNI DI GUERRA