LA GUERRA DEI FORTI:
I FORTI ITALIANI
F O R T E P U N T A C O R B I N
La costruzione dell'imponente e spettacolare opera militare iniziò nel 1906 e si protrasse fino al 1914.
Fu eretto, sul ciglio settentrionale del pianoro del Monte Cengio, nell'omonima località, ad una quota di circa 1100 metri e dominava, dall'ardita posizione, la confluenza della Val d'Assa con la Val d'Astico.
Il forte di Punta Corbin apparteneva alla linea di sbarramento Agno - Assa - Asiago ed aveva la funzione di sbarrare la Val d'Astico in collaborazione con il sottostante Forte Casa Ratti fungendo anche da sostegno alle opere di Campolongo e Verena.
Relativamente al periodo storico, il forte era considerato come il modello "tipico" della fortezza italiana di alta montagna. Possedeva una copertura spessa 250 mm. e, oltre al fossato antiuomo, era circondato da una pesante cancellata metallica. Tutte le parti della fortezza erano collegate da una serie di gallerie e trincee in modo da permettere ai soldati di non uscire mai allo scoperto.
All'inizio delle ostilità era presidiato da un battaglione della Milizia Territoriale, da quattro compagnie presidiarie e dalle truppe di Artiglieria da Fortezza.
L'armamento era costituito da sei cannoni da 149 mm. installati in altrettante cupole d'acciaio girevoli e protette con una blindatura in acciaio dello spessore di 180 mm. Disponeva, inoltre, di quattro cannoni da 87 mm. montati su affusto rigido e di cinque mitragliatrici in altrettante postazioni a difesa del fossato.
Pochi giorni dopo lo scoppio delle ostilità, probabilmente per la distanza dalla linea del fronte e per l'iniziale carenza di pezzi d'artiglieria, il forte fu disarmato. I cannoni furono trasportati a ridosso delle prime linee e, al loro posto, furono posizionati dei tronchi d'albero che riuscirono ad ingannare le vedette austriache.
Infatti, all'inizio dell'Offensiva di Primavera o Frühjahrsoffensive (chiamata impropriamente Strafexpedition), gli austriaci bombardarono il forte con i grossi proiettili calibro 380 mm. dell'obice soprannominato "Barbara" che, sparando dalla zona di Costalta a poco più di tredici chilometri di distanza, colpì il Corbin ben 57 volte nella sola giornata del 15 maggio 1916 e con diversi altri proiettili nei giorni successivi. I danni furono notevoli ma non pregiudicarono la struttura in modo irreparabile.
Ma, con la rapida avanzata austriaca, il forte cadde in mano nemica il 30 maggio dopo l'assalto di alcuni reparti austro-ungarici che ebbero la meglio sulla strenua difesa dei nostri Granatieri di Sardegna. Lo stesso giorno, tra i valorosi granatieri del celebre 1° Reggimento, in un punto avanzato di difesa lungo la strada d'accesso al forte, trovò la morte lo scrittore ed irredentista Carlo Stuparich successivamente decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Uno dei corridoi di comunicazione del Forte
Incisione muraria ad opera della 93a Compagnia
del 1° Reggimento Zappatori del Genio Militare
Prima di abbandonare il Forte i soldati italiani lo sabotarono intenzionalmente inquinando la cisterna d’acqua e facendo esplodere alcune rampe, scalinate e qualche camminamento.
Ma già il giorno successivo giunse, alle truppe italiane, l’ordine di riprendere Punta Corbin. Cinque compagnie del 1° Reggimento Granatieri attaccarono le posizioni austriache giungendo ad un iniziale successo. Purtroppo, dopo appena qualche ora, ulteriori rinforzi austriaci intervennero nei combattimenti provocando la caduta della nostra testa di ponte e insidiando l'estrema linea difensiva della sottostante pianura veneta.
Si scrissero in quei primi giorni di giugno le pagine più gloriose del 1° Reggimento Granatieri.
Annotava il generale Roberto Castagnoli:
"Dal 30 maggio al 3 giugno del 1916 la Brigata Granatieri di Sardegna …si immolò in una resistenza gloriosa e quasi sovrumana."
L'eroica resistenza continuò per giorni terribili sul Monte Cengio sul Monte Belmonte sul Cesuna e sul Magnaboschi, tanto da far scrivere nella relazione ufficiale del 47° Reggimento Austriaco "Graf von Beck-Rzikowsky":
Le migliori truppe italiane, la Brigata Granatieri, difendeva l’altopiano (…)
Per tale difesa i Granatieri, l’orgoglio italiano, si sono dissanguati (…)
Alla fine, lo slancio offensivo austriaco si spense sul ciglio estremo dell'Altopiano contro la saldezza della difesa italiana. La controffensiva del nostro esercito e la consapevolezza che le armate austroungariche non avevano altre risorse da impiegare in battaglia, obbligarono il Comando supremo austriaco a ordinare il ripiegamento su posizioni più arretrate che divennero la nuova prima linea sull’Altipiano d’Asiago.
Gli austriaci abbandonarono il Monte Cengio il 25 giugno.
Il giorno stesso il Forte di Punta Corbin tornò in mano italiana.
Purtroppo, anche gli austriaci, prima di abbandonarlo, arrecarono ulteriori danni alla struttura facendo esplodere diverse cariche soprattutto nelle opere di trinceramento attorno all'opera.
Furono eseguiti ben presto dei lavori di rafforzamento all'interno del forte per permetterne almeno un'utilizzo parziale.
Tuttavia, con lo spostamento del fronte, la fortezza, ormai inoffensiva, aveva definitivamente perduto le caratteristiche per cui era stata costruita. Inoffensivo e minacciato dalle artiglierie austriache che si erano ritirate ad ovest del Monte Cimone, il suo ruolo nel conflitto non fu più decisivo e venne usato come deposito munizioni, ricovero di soldati e, soprattutto per la sua straordinaria posizione, come osservatorio delle linee nemiche.
Dopo la guerra, fino al 1929, continuò ad essere utilizzato come alloggio di reparti militari in addestramento.
Attorno al 1930 fu completamente dismesso e posto sotto la sorveglianza della Forestale. Successive delibere e autorizzazioni consentirono l'avvio della definitiva spogliazione della struttura.
Furono smantellate le cupole, tutti i serramenti, le inferriate e, infine, arrivarono le mazze e gli esplosivi. Fu estratto, così, anche il ferro incorporato nel cemento.
Agli inizi del 1940 il demanio militare cedette ai privati il terreno e i resti del forte. Proprio i privati, a partire dagli anni Ottanta, avviarono un'importante attività di recupero della struttura. Pulizia, messa in sicurezza delle opere murarie e un restauro conservativo hanno permesso di salvaguardare questa fortificazione e di consentire, oggi, la visita al Forte di Punta Corbin: testimone della nostra storia recente.