Acquedotti - Museo di Noè

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Il Piccolo Museo di Noè racconta la guerra con gli oggetti della sua raccolta.

Acqua e borraccia - IL SISTEMA IDRICO
Gli acquedotti e le infrastrutture di sostegno

Dal Garda alla Val d’Astico:
Nel settore Valle Lagarina, Vallarsa, Val Posina e Val d’Astico, erano presenti ingenti forze militari. Sui rilievi circostanti non era reperibile la quantità d’acqua necessaria. Di conseguenza ciascuna di queste posizioni doveva essere fornita del proprio impianto di sollevamento idrico per alimentare i diversi impianti che erogavano l'acqua alla prima e alla seconda linea e, infine, alle retrovie.
Le opere:
Acquedotto dell’Altissimo;
Acquedotto Santa Margherita-Malga Zugna;
Acquedotto San Valentino-Coni Zugna;
Acquedotto Col d'Ecchele-Cima Levante;
Acquedotto Ronchi-Culma Alta;
Acquedotto di Valle Foxi;
Acquedotto del Pasubio;
Acquedotti di Montesummano e del Novegno;
Acquedotto di Monte Cengio.

Altopiano d’ Asiago
Il ripiegamento della nostra linea di schieramento, dopo l’attacco austriaco della primavera 1916, causò la perdita delle ricche sorgenti della Renzola della conca di Asiago e di quelle di Covolo di Gallio, di quella di Marcesina e di altre minori che, fino ad allora, avevano rifornito adeguatamente le nostre truppe.
All’inizio si fece fronte al fabbisogno idrico con il trasporto, partendo dall'acquedotto di Marostica, mediante autobotti che dovevano affrontare un dislivello di mille metri con un percorso di una trentina di chilometri.
L'impegno era enorme e richiedeva circa 400 autocarri al giorno.
Per risolvere il problema l’Ufficio Idrico della 6a Armata decise di alimentare l’intero altopiano ricorrendo a diversi acquedotti minori, che, in breve tempo, avrebbero assicurato l’acqua.
Infatti, soltanto nel territorio della 6a Armata furono costruiti, fra grandi e piccoli, ben 37 acquedotti; mentre altri 13 acquedotti furono impiantati sul territorio comune tra la 6a Armata e le vicine 1a e 4a.
Le opere:
Acquedotto di Valpiglia;
Acquedotto del Chiavone;
Acquedotto Rossignolo – Campi di Mezzavia – Monte Bertiaga.
Acquedotto di Mortisa.
Acquedotto Casera Simoni – Monte Foraoro – Pozza del Favaro – Spiazzo Battisti – Ghelpach -Casera Magnaboschi – Cesuna.
Acquedotto Valrovina – Monte Campesana – Monte Campolongo.
Acquedotto di Valstagna – Sasso Rosso.
Acquedotto della Marcesina.

Massiccio del Grappa
Su questa zona, da sempre, non c'era possibilità di contare sulle risorse locali, essendo la regione montuosa completamente priva d’acqua.
Anche la possibilità di portare l’acqua con autobotti dalla pianura sottostante, 1500 metri di dislivello e la disponibilità di un'unica strada, almeno fino al giugno del 1918, si dimostrava una scelta assolutamente inadeguata così come la funzione delle teleferiche che, pur se numerose, non avevano la capacità necessaria per trasferire l'enorme volume d'acqua.
Si risolse il problema con la costruzione di centrali e stazioni di sollevamento installate nella pedemontana a ridosso del massiccio.
Nella zona del Grappa furono costruite cinque centrali:
Ferronati, Borso, Covolo, San Liberale e Caniezza
e quattro stazioni di rinvio:
Santa Felicita, Capitello, Osteria del Campo e Col di Rondoli.
L'intero sviluppo delle condutture superò i 90 km.

Fronte del Piave
Non appena la 3a Armata si schierò dal Montello al mare, la Direzione Idrica del Comando Generale del Genio dovette occuparsi della fornitura idrica dell’area.
Si provvide rapidamente alla costruzione di un sistema composto da otto reti di condutture con uno sviluppo complessivo di 86 km.
Una volta messo a regime, il sistema idrico riusciva a distribuire, sulle linee del fronte circa 1 milione di litri di acqua potabile al giorno.


Da questo immane lavoro traspare tutta l’abnegazione, e l'eroico sacrificio motivato dal senso del dovere di questi soldati e ufficiali del Genio Militare che, da agricoltori con la zappa senza alcun bagaglio di esperienza o di conoscenza in questo campo, si sono trasformati, durante i terribili anni di guerra, in tenaci specialisti in grado di posare tubi, gestire serbatoi, riparare pompe e costruire intere reti idriche.
Alla fine della guerra, lungo il fronte italiano, funzionavano 150 centrali di sollevamento che spingevano acqua lungo 1.500 km di tubazioni.
Non a caso, il Comandante delle truppe britanniche in Italia Generale Frederick Lambart, ebbe a dire:  "..che la vittoria dell’Italia si deve anche all’Arma del Genio."


Fonti e ringraziamenti:
Cristina Arduini © La Risorsa acqua - www.risorsa-acqua.it
Diario del generale Giovanni Battista Marieni;
Bollettini dell’Istituto Storico dell’Arma del Genio (Ing. Gino Veronese);
Volumi editi dal Ministero della Guerra
www.marieni-saredo.it


Sullo sfondo una pompa per l'acqua - Altopiano di Asiago

IL PICCOLO MUSEO DI NOÈ
a cura della redazione de
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