Zago Vittorio 1894 - Quintini

I R E D U C I
QUINTO DI TREVISO
QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918
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Zago Vittorio Angelo

Nato a Quinto di Treviso il 2 marzo 1894.
Figlio di Domenico e Gasparin Maria.
Contadino.
Allo scoppio del conflitto era già in forza al 2° Reggimento Granatieri dal 12 novembre 1914.

Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra il 23 maggio 1915.
Prigioniero di guerra sull'Altipiano di Asiago il 3 giugno 1916.
Rimpatriato il 9 novembre 1918.
Rientrato al Deposito del 2° Reggimento Granatieri il 15 dicembre 1918.
Inviato in licenza illimitata il 2 maggio 1919 e congedato il 19 settembre dello stesso anno
Dal diario di Guerra del 1916 della Brigata "Granatieri" (1° e 2° Reggimento)

"Ma s’approssimano le epiche giornate dal 29 maggio al 3 giugno a M. Cengio, in Val Canaglia, a Cesuna, a Magnaboschi.
La brigata ha appena potuto ricostituirsi, che è chiamata sugli Altipiani, per concorrere ad arginare la minacciosa invasione nemica.
Lasciato Percotto (Udine), ove ha dimorato un mese (20 aprile 20 maggio), il 22 maggio, per ferrovia, si trasferisce a Bassano e quindi, con autocarri, i suoi battaglioni raggiungono successivamente la 30a Divisione, dalla quale ricevono il compito di sbarrare il passo al nemico sul tratto M. Cengio-Monte Lemerle.
Il nemico, sfruttando con abilità il terreno coperto ed intricato del Ghelpac, tenta insinuarsi nelle nostre linee, ivi in allestimento. Audaci nostre pattuglie, cui è anche affidato il compito di accertare l’entità dell’avversario, procurano di impedirgli l’avanzata.
La lotta, che accenna a diventare assai dura trova i granatieri decisi a battersi con tenacia ed abnegazione.
Il 29 maggio il II battaglione del 2° reggimento resiste al nemico che, vinta e superata la nostra difesa di Val d’Assa, avanza verso le alture di Treschè Conca-M. Belmonte e verso Treschè Fondi e Sculazzon, posizioni affidate alla difesa del battaglione.
La lotta si accende accanita su tutta la fronte, specialmente presso Cesuna, Fondi e Monte Cengio, e si protrae quasi ininterrotta il 30 e il 31 maggio. Né essa accenna a scemare d’intensità nei giorni successivi, che anzi il nemico, imbaldanzito dal successo, stringe sempre più i nostri.
Il I° giugno i granatieri, che a causa delle alterne vicende del combattimento sono frammisti ad altri reparti delle brigate Campobasso, Pescara, Catanzaro e Trapani in una stessa comunione di eroici sforzi, spiegano tutto il loro valore nella difesa della testata di Val Canaglia, M. Cengio. M. Barco, M. Belmonte e fieramente contendono il terreno al nemico. A malgrado di ciò la situazione non migliora. Il 2 giugno essa diventa assai grave: l’avversario, valendosi delle anfrattuosità del terreno, spinge grossi reparti sul Cengio, a M. Barco e a M. Belmonte; i difensori, sebbene esausti per la lunga lotta e consci dell’impossibilità di aiuti e rifornimenti, riescono tuttavia a mantenere ancora le posizioni già abbondantemente bagnate del loro sangue. II nemico però riceve continui rinforzi e i suoi mezzi vanno sempre più aumentando.
Il 3 giugno sul Cengio, preceduto da un poderoso bombardamento, viene sferrato un furioso assalto contro i nostri: le fanterie austriache, dapprima a piccoli nuclei e quindi con reparti in formazioni serrate, avanzano avvolgendo la nostra difesa sulla destra di Val
Canaglia ed a cavallo della strada Cesura-Magnaboschi.
I granatieri del I battaglione del 2° reggimento e quelli del IV battaglione del 1°, rispettivamente al comando del tenente colonnello Ugo Bignami e del Capitano Federico Morozzo Della Rocca, entrambi decorati della medaglia d’oro al valor militare per l’eroica condotta tenuta in questa azione, si prodigano in tutti i modi in una disperata difesa, ma circuiti da soverchianti forze avversarie, soccombono. A Casera-Magnaboschi, intanto, il comando del 2° reggimento con pochi uomini, costituenti il nucleo dello Stato maggiore, riesce a stento a liberarsi dall’avvolgimento.
Con uguali forze e intensità gli austriaci attaccano le posizioni di M. Belmonte, Malga della Cava e M. Barco, ove lottano strenuamente altri granatieri del 1° reggimento.
Verso mezzogiorno per ordine della 32a Divisione, che nella notte sul 3 ha assunto il comando della zona, i pochi superstiti della brigata hanno l’ordine di ripiegare sul M. Pau; ove il giorno 4, con due battaglioni del 211° fanteria, organizzano una nuova linea di resistenza tra M. Pau e M. Busibollo, sul versante meridionale di Val Canaglia.
Il 7 giugno, sostituiti dal 95° fanteria, i resti della Brigata, riuniti in un sol battaglione, vengono raccolti a Fara Vicentino e indi a Poiana, alla dipendenza della 24a  Divisione.
In tate periodo il 1° Granatieri ebbe 15 ufficiali morti, 16 feriti e 49 dispersi; il 2° Granatieri 13 ufficiali morti, 21 feriti e 23 dispersi. La brigata fra morti, feriti e dispersi subì la perdita di 4.478 uomini."
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