
Pozzobon Ernesto
Nato a Quinto di Treviso il 17 marzo 1889.
Figlio di Guglielmo e Carestiato Lucia.
Contadino.
Richiamato alle armi ai sensi del R. D. del 22-5-1915, Circolare Riservata N. 555 del Ministero della Guerra, Direzione Generale Leva e Truppa e giunto al Deposito del 2° Reggimento Granatieri il 15 maggio 1915.

Inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 23 maggio 1915.
Partito dal territorio dichiarato in stato di guerra per ricovero in luogo di cura il 7 settembre 1915.
Inviato in licenza straordinaria di convalescenza di trenta giorni, per malattia, il 14 settembre 1915.
Rientrato al Deposito del suddetto reparto il 14 ottobre 1915.
Inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 24 dicembre 1915.
Prigioniero di guerra il 31 maggio 1916 sul Monte Cengio.
Rimpatriato e inviato al campo di concentramento per ex prigionieri di guerra il 26 maggio 1919.
Rientrato al Deposito del 2° Reggimento Granatieri il 4 luglio 1919.
Inviato in licenza illimitata il 24 luglio 1919 e congedato il 5 agosto dello stesso anno.
Dal Diario di Guerra del 1916 della Brigata Granatieri (1° e 2° Reggimento)
"[La Brigata] il 22 maggio, per ferrovia, si trasferisce a Bassano e quindi, con autocarri, i suoi battaglioni raggiungono successivamente la 30a Divisione, dalla quale ricevono il compito di sbarrare il passo al nemico sul tratto M. Cengio-Monte Lemerle.
Il nemico, sfruttando con abilità il terreno coperto ed intricato del Ghelpac, tenta insinuarsi nelle nostre linee, ivi in allestimento. Audaci nostre pattuglie, cui è anche affidato il compito di accertare l’entità dell’avversario, procurano di impedirgli l’avanzata.
La lotta, che accenna a diventare assai dura trova i Granatieri decisi a battersi con tenacia ed abnegazione.
Il 29 maggio il II° battaglione del 2° reggimento resiste al nemico che, vinta e superata la nostra difesa di Val d’Assa, avanza verso le alture di Treschè Conca-M. Belmonte e verso Treschè Fondi e Sculazzon, posizioni affidate alla difesa del battaglione.
La lotta si accende accanita su tutta la fronte, specialmente presso Cesuna, Fondi e Monte Cengio, e si protrae quasi ininterrotta il 30 e il 31 maggio. Né essa accenna a scemare d’intensità nei giorni successivi, che anzi il nemico, imbaldanzito dal successo, stringe sempre più i nostri.
Il I° giugno i Granatieri, che a causa delle alterne vicende del combattimento sono frammisti ad altri reparti delle Brigate Campobasso, Pescara, Catanzaro e Trapani in una stessa comunione di eroici sforzi, spiegano tutto il loro valore nella difesa della testata di Val Canaglia, M. Cengio. M. Barco, M. Belmonte e fieramente contendono il terreno al nemico. A malgrado di ciò la situazione non migliora. Il 2 giugno essa diventa assai grave: l’avversario, valendosi delle anfrattuosità del terreno, spinge grossi reparti sul Cengio, a M. Barco e a M. Belmonte; i difensori, sebbene esausti per la lunga lotta e consci dell’impossibilità di aiuti e rifornimenti, riescono tuttavia a mantenere ancora le posizioni già abbondantemente bagnate del loro sangue. II nemico però riceve continui rinforzi e i suoi mezzi vanno sempre più aumentando.
Il 3 giugno sul Cengio, preceduto da un poderoso bombardamento, viene sferrato un furioso assalto contro i nostri: le fanterie austriache, dapprima a piccoli nuclei e quindi con reparti in formazioni serrate, avanzano avvolgendo la nostra difesa sulla destra di Val Canaglia ed a cavallo della strada Cesura-Magnaboschi.
I Granatieri del I° battaglione del 2° reggimento e quelli del IV° battaglione del 1°, rispettivamente al comando del tenente colonnello Ugo Bignami e del Capitano Federico Morozzo Della Rocca, entrambi decorati della Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’eroica condotta tenuta in questa azione, si prodigano in tutti i modi in una disperata difesa, ma circuiti da soverchianti forze avversarie, soccombono. A Casera-Magnaboschi, intanto, il comando del 2° reggimento con pochi uomini, costituenti il nucleo dello Stato Maggiore, riesce a stento a liberarsi dall’avvolgimento.
Con uguali forze e intensità gli austriaci attaccano le posizioni di M. Belmonte, Malga della Cava e M. Barco, ove lottano strenuamente altri granatieri del 1° reggimento.
Verso mezzogiorno per ordine della 32a Divisione, che nella notte sul 3 ha assunto il comando della zona, i pochi superstiti della Brigata hanno l’ordine di ripiegare sul M. Pau; ove il giorno 4, con due battaglioni del 211° fanteria, organizzano una nuova linea di resistenza tra M. Pau e M. Busibollo, sul versante meridionale di Val Canaglia.
Il 7 giugno, sostituiti dal 95° fanteria, i resti della Brigata, riuniti in un sol battaglione, vengono raccolti a Fara Vicentino e indi a Poiana, alla dipendenza della 24a Divisione.
In tate periodo il 1° Granatieri ebbe 15 ufficiali morti, 16 feriti e 49 dispersi; il 2° Granatieri 13 ufficiali morti, 21 feriti e 23 dispersi. La Brigata fra morti, feriti e dispersi subì la perdita di 4478 uomini."