Durigon Eugenio Nato a Quinto di Treviso il 5 novembre 1879. Figlio di Marino e Tosatto Romana. Contadino. |
Chiamato alle armi con precettazione e giunto in territorio dichiarato in stato di guerra il 14 luglio 1916.
Assegnato al 102° Battaglione Milizia Territoriale il 17 luglio 1916.
Trasferito al Deposito del 58° Reggimento Fanteria (Brigata Abruzzi) il 29 gennaio 1917.
Assegnato al 57° Reggimento Fanteria (Brigata Abruzzi) il 4 maggio 1917.
Assegnato al 58° Reggimento Fanteria (Brigata Abruzzi) mobilitato in zona di guerra il 14 maggio 1917.
Prigioniero di guerra il 29 ottobre 1917 durante il ripiegamento al Piave.
Rimpatriato e avviato al campo di concentramento ex prigionieri di guerra a Gossolengo (Piacenza) il 16 novembre 1918.
Rientrato al Deposito del 58° Reggimento Fanteria (Brigata Abruzzi) il 26 dicembre 1918 e congedato il 31.
Subito dopo l’Armistizio, Gossolengo venne indicato quale campo di raccolta per i reduci dal fronte e dalla prigionia. Questi arrivarono a gruppi, poi sempre più numerosi, a piedi, come in lunga processione, sulla strada da Piacenza.
Affamati, infreddoliti, male vestiti e con evidenti segni delle sofferenze patite, furono concentrati nei terreni intorno ai baraccamenti del poligono del Trebbia. Presto il luogo si rivelerà insufficiente e così si sparsero nelle campagne, in ogni luogo, alla ricerca di un rifugio dal freddo dell’inverno e di cibo che non si trovava e che non era stato preparato per l’evenienza.
In pochi giorni si contarono 24.000 uomini. La popolazione locale non poteva di certo provvedere a sfamare questa ingente quantità di uomini bisognosi di ogni cosa, che l’autorità militare non è era stata in grado di organizzare.
A Gossolengo non solo mancano ricoveri sufficienti, ma in seguito alle restrizioni imposte dal regime di guerra, non vi erano sufficienti scorte alimentari; anche per la popolazione gli alimenti vennero razionati attraverso un sistema di tesseramento.
Finalmente, dopo qualche giorno di totale disorientamento, il comando militare di Piacenza invio cibo. È possibile immaginare cosa dovevano essere il paese di Gossolengo e le campagne intorno, occupate da un numero di militari che in pochi giorni arrivò a toccare le 60.000 unità.
Ogni riparo venne occupato e molti furono coloro i quali non avendo trovato un giaciglio coperto dovettero accontentarsi dei campi. Le provviste che giungevano con i carri dalla città di Piacenza non bastavano per tutti. La disorganizzazione e l’impreparazione costrinsero molti a cercare nei comuni vicini della Val Trebbia rifugio e viveri.
Solo dopo diversi giorni il Comando inviò paglia, tende, vestiario e cibo in quantità sufficiente. La situazione perdurò fino al Natale del 1918, poi lentamente i reduci lasciarono Gossolengo per far ritorno ai loro paesi di origine.
("Gossolengo" - A. Zaninoni, P. Agostinelli - Tep Edizioni, 1999)