Arte - Museo di Noè

Vai ai contenuti
Il Piccolo Museo di Noè racconta la guerra con gli oggetti della sua raccolta.

L'arte di trincea
Parlando di arte di trincea è doverosa una breve premessa che è, inoltre, una puntualizzazione.
Anche se evocativo, il termine arte di trincea, non ha più quel significato che possiamo aspettarci in prima battuta.
Questa forma di espressione artistica, nella sua accezione più ampia e successiva alla Prima guerra mondiale, abbraccia non solo le cose create dai soldati nelle trincee, ma anche tutti gli oggetti fatti da chiunque in un contesto bellico o, semplicemente, creati utilizzando materiali bellici riciclati.
Questo ci porta ad includere non solo i soldati, siano quelli nelle trincee o quelli dislocati nelle retrovie temporaneamente o continuativamente;
ma anche i prigionieri di guerra, sia coloro che si sono dedicati a questo genere di opere per rendere più sopportabile il tempo perduto lontano dalla libertà e dagli affetti, sia quelli che barattavano i loro lavori artistici con la possibilità di ottenere vantaggi in termini di miglioramento della qualità della vita;
infine, anche i civili, soprattutto nei periodi successivi al conflitto, con quella sorta di industria del souvenir creato proprio dal recupero e dalla vendita dei reperti a quella nuova forma di turismo che, per buona parte del periodo tra le due guerre, interessò le comunità situate presso i luoghi teatro di grandi eventi bellici.


In questo contesto, tuttavia, non affronteremo il capitolo legato all'industria turistica appena citata e nemmeno, anche se è doveroso almeno un accenno, al collegato capitolo della raccolta di materiale bellico dismesso o abbandonato nei campi di battaglia che diede corpo all'epopea dei recuperanti, soprattutto nei nostri altopiani, che costituì l'unica, pericolosissima, fonte di reddito per quanti, tornati dal fronte, non avevano trovato più nulla di quanto avevano lasciato prima del conflitto.
Ci occuperemo, invece, degli specifici lavori fatti dai soldati.
Anche se ci sono moltissimi oggetti realizzati dai soldati nelle trincee, la maggior parte dell'arte di trincea è stata progettata e creata durante i periodi di riposo lontano dal fronte. Lì c'era la possibilità di reperire attrezzature che in trincea non erano certo reperibili e, inoltre, c'era quella disponibilità di tempo che permetteva anche una certa tranquillità, indispensabile per produrre oggetti anche molto belli, e finemente realizzati, combinando materiale bellico con altri oggetti d'uso quotidiano o di significato religioso.
Quasi sempre i lavori fatti in prima linea, invece, erano costituiti da utensili e arnesi che servivano per risolvere impellenti necessità o per sostituire, alla meglio, attrezzature perdute o distrutte.
Gli oggetti d'arte di trincea sono, in qualche modo, la materializzazione dei ricordi dei soldati e ci ricordano il conflitto che hanno affrontato. Essi aprono una finestra sul passato. Ci raccontano particolari su quali luoghi e in che modo hanno vissuto la terribile realtà del fronte. Ci danno anche suggerimenti e suggestioni sui loro pensieri e sulle loro azioni.


Qualcosa di semplice e funzionale, come un accendino o un involucro per custodire una scatola di fiammiferi, ci può fornire una mappa dei movimenti di un soldato, mentre altri esempi più decorativi, mostrano il desiderio di trovare e creare bellezza, quasi a voler mimetizzare la guerra nell'arte.
È ormai accertato, infine, che gli stessi comandi militari acconsentivano, quando addirittura non incoraggiassero, questo genere di attività che, in buona sostanza, contribuiva a mitigare le drammatiche esperienze di guerra.
L'artista di trincea poteva contare su una vasta disponibilità di materiali, tutti scarti della guerra, come bossoli di bombe e granate, bossoli di proiettili, schegge e pezzi di edifici distrutti, perfino relitti di aerei abbattuti; tutti materiali che erano immediatamente disponibili per i soldati, per i loro prigionieri e anche per quei civili rimasti in zona di guerra.
I bossoli dei proiettili, e gli anelli di forzamento dei proiettili d'artiglieria, erano tra gli oggetti più comuni oltre che tra i più utilizzati in ragione della grande disponibilità e per le caratteristiche del materiale che presentava grande duttilità e resistenza.
                      
I lavori più comuni erano costituiti dalla trasformazione dei bossoli di proiettile di cannone in vasi da fiori, vasi ornamentali o votivi o dalla lavorazione degli anelli di forzamento per creare oggetti come tagliacarte, anelli oppure i bossoli dei proiettili da fucile per la realizzazione di crocifissi, accendini o manici per altri piccoli oggetti.
Questi piccoli, o anche grandi, oggetti trasformati in lavori artistici ebbero anche la funzione, per quanti fecero ritorno a casa, di aiutarli a ricordare e raccontare le storie vissute.
È in quest'ottica che possiamo ricondurre quel fenomeno che vide, alla fine della guerra, moltissime persone recarsi sui luoghi dove erano caduti i loro cari per recuperare, anche acquistandoli, i souvenir di guerra che si trasformavano, allora, nelle reliquie dei loro defunti.
IL PICCOLO MUSEO DI NOÈ
a cura della redazione de
Torna ai contenuti